Si Salvo chi può

Dunque c’è un’inchiesta, quella sulla strage di via d’Amelio, condotta in modo infame per 25 anni, con un depistaggio che in un Paese civile dovrebbe vedere i responsabili in galera e non freschi come quarti di pollo in una tavola di vegetariani. C’è un rosario di omissioni, di traccheggi, di atroci bugie che si arricchisce di giorno in giorno di nuovi grani. C’è una pattuglia di magistrati che ha sonnecchiato per decenni frequentando convegni e riviste (con più pagine che lettori) anziché uffici giudiziari. Ci sono poliziotti che adesso sono sott’inchiesta per aver costruito ad arte uno pseudo-pentito, Vincenzo Scarantino, e aver aggiustato le sue dichiarazioni incolpando innocenti e proteggendo i veri colpevoli. C’è tutto questo (e molto altro) dietro l’indagine infame che per decenni ha protetto un patto criminale con uomini delle istituzioni protagonisti. E che fa la procura di Catania? Mette sotto inchiesta Salvo Palazzolo, il cronista che ha raccontato ciò che tutti noi dobbiamo sapere. Lo fa con una solerzia quantomeno sospetta, probabilmente perché i nomi coinvolti sono illustri e perché la polvere sollevata tende a coprire quella che per troppo tempo ha riempito i fascicoli di un’indagine dai risvolti mostruosi. Poi chissà, canis canem non est.
Ci sarebbe da ridere se non fosse terrorizzante.

Montante e i telefoni rotti

L’articolo di oggi su la Repubblica Palermo.

Ci mancavano solo le martellate e poi la vendetta di Antonello Montante contro quella tecnologia che gli era amica e che improvvisamente rischia di diventare un cappio al collo sarebbe stata drammaticamente e soprattutto fisicamente completa. La segretaria che svuota l’iPhone mentre la polizia è alla porta, lo stesso Montante che distrugge 24 pen-drive prima della perquisizione… Ecco, c’è  in questo rito disperato quel qualcosa di medioevale che ci ricorda che comunque siamo polvere e di quella cosa lì siamo fatti, non solo per metafora. La volontà di memorizzare forzatamente grazie a un ausilio tecnologico, il sollievo di fissare concetti complicati con un semplice sfioramento di polpastrelli sono emozioni non reversibili. Giacché le macchine restituiscono con più resistenza di quando raccolgono: un’operazione telematica è semplice quanto è complesso il suo annullamento. Ma quella che molti di noi chiamano procedura di sicurezza (evitare di cancellare qualcosa per sbaglio) alcuni chiamano sciagura. Specie quando alla porta c’è la polizia.