Era già tutto previsto

Per capire i destini del giornalismo e la strisciante sottovalutazione del web da parte dei cosiddetti media tradizionali, vi consiglio questo post in cui si spiega come già dal 2011 di Oscar Giannino finto laureato si sapeva tutto.

Il miglior premio

Un giorno Gemma ci ha detto: se guarirò, studierò per diventare un medico. Accade spesso che nei nostri reparti, bimbi e ragazzi affascinati per certi versi dal nostro lavoro manifestino il desiderio di percorrere le nostre tracce in ambito professionale. Ma nella maggior parte dei casi, con il passare del tempo, questo proposito si diluisce fino a dissolversi del tutto. Gemma ha perseguito con determinazione questo obiettivo e lo ha centrato con una dedizione eccezionale.
Lei è il nostro premio più ambito.

Su diPalermo l’oncologo Paolo D’Angelo racconta che i miracoli non si costruiscono, ma probabilmente si meritano.

Le chiacchiere sugli sfigati

Tutti addosso a questo Martone che, in modo pessimo, ha espresso un concetto da scoperta dell’acqua calda: meglio laurearsi in tempo che laurearsi tardi.
C’è qualcuno che può affermare il contrario?
La verità è che su internet, e soprattutto sui social network, si generano pericolose onde anomale a partire da una goccia. Tutti a ruggire contro l’infelice frase del viceministro, tutti ad autoaccusarsi di essere sfigati per necessità. Chissà – ma questo la rete non lo svela – quanti studenti fuoricorso avranno trovato un alibi pubblico e plausibile grazie all’incauto Martone, quando in realtà non studiano perchè se lo possono permettere, perché sono di famiglia agiata, perché sono nullafacenti nel dna.
A tutti gli altri invece il viceministro al Lavoro non deve delle scuse, ma delle spiegazioni precise, dei programmi dettagliati. Nel senso che dovrà sbracciarsi per spiegare cosa intende fare per far sì che questi ragazzi non si debbano spaccare la schiena per pagarsi gli studi (per questo si laureano dopo, perché nel frattempo continuano a lavorare) e soprattutto come far sì che il tempo trascorso sui libri non sia sprecato.
Insomma, una cosa sono gli sfigati, un’altra gli sfortunati.
Il resto sono chiacchiere.

Talenti da call center


Sarà l’età che avanza, ma ho lunghi periodi di distrazione dalle questioni contingenti. Ieri sera, in un raptus di lucidità, mi sono reso conto di non avervi raccontato questa breve storia.
Ho un’amica e un amico (non sono né parenti, né legati tra loro, anzi si conoscono a stento) che lavorano nei call center di compagnie telefoniche.
Lui è un pianista classico, lei è biologa molecolare.
Essendo l’Italia un paese fondato sui call center, mi pare giusto che questi apparati chiave, queste fucine dell’intelligenza nazionale, possano contare sul fecondo apporto di artisti e laureati.
Il resto, cioè le quisquilie che riguardano i ministeri, le università, la scuola, i conservatori e via raccomandando, va lasciato alle veline, alle miss, ai figli-di-qualcuno e ai tronisti.
In fondo ci sarà un motivo se la maggiore compagnia telefonica italiana, sponsor del campionato di calcio italiano (uno dei più importanti del mondo), sceglie come testimonial una modella argentina che, anche se volesse, non riuscirebbe a esprimere un concetto compiuto neanche col suggerimento di un premio Nobel.  Quelli che sanno parlare, magari perché hanno studiato, è giusto che siano impiegati al meglio. Con cuffia e microfono, dietro un’anonima scrivania, 800 euro lordi al mese e il resto si vede.