Tutti addosso a questo Martone che, in modo pessimo, ha espresso un concetto da scoperta dell’acqua calda: meglio laurearsi in tempo che laurearsi tardi.
C’è qualcuno che può affermare il contrario?
La verità è che su internet, e soprattutto sui social network, si generano pericolose onde anomale a partire da una goccia. Tutti a ruggire contro l’infelice frase del viceministro, tutti ad autoaccusarsi di essere sfigati per necessità. Chissà – ma questo la rete non lo svela – quanti studenti fuoricorso avranno trovato un alibi pubblico e plausibile grazie all’incauto Martone, quando in realtà non studiano perchè se lo possono permettere, perché sono di famiglia agiata, perché sono nullafacenti nel dna.
A tutti gli altri invece il viceministro al Lavoro non deve delle scuse, ma delle spiegazioni precise, dei programmi dettagliati. Nel senso che dovrà sbracciarsi per spiegare cosa intende fare per far sì che questi ragazzi non si debbano spaccare la schiena per pagarsi gli studi (per questo si laureano dopo, perché nel frattempo continuano a lavorare) e soprattutto come far sì che il tempo trascorso sui libri non sia sprecato.
Insomma, una cosa sono gli sfigati, un’altra gli sfortunati.
Il resto sono chiacchiere.