L’articolo pubblicato oggi su La Repubblica Palermo.
Il magico accordo suonò 39 anni fa, alle 19,30 del 10 ottobre 1978. A Palermo andò in onda la prima puntata di “Io vedo Cts” e la musica cambiò. Il programma segnava il trionfo del cazzeggio come intrattenimento anche nelle tv private – i grandi riferimenti nazionali erano stati “Alto Gradimento” per la radio e “L’altra Domenica” per la televisione – e soprattutto consacrava al successo di massa due eroi qualunque: Ferruccio Barbera e Marcello Mordino. Oggi, a tirare le somme di quel che è stato e di ciò che ci manca, viene da dire che la povertà di quel tipo di televisione innescava la condivisione di un divertimento basato su codici semplici, eterni come una barzelletta e contagiosi come la simpatia dei protagonisti. Ferruccio e Marcello non stupivano con effetti speciali, ma col loro essere ordinariamente speciali. Come racconta Lucio Luca nel suo “Prove tecniche di trasmissione” (Pietro Vittorietti editore) “fu Beppe D’Amico, il proprietario di Cts, a tirarsi fuori dal cilindro la strana coppia. Ferruccio era andato a trovarlo negli studi di via Matteo Dominici, a San Lorenzo, per proporgli un remake del programma che aveva condotto a Radio Cinema. Faceva dei numeri telefonici a caso e se la gente rispondeva dicendo “Ciao, sto ascoltando Radio Cinema”, vinceva un premio. Siccome il più delle volte, dopo aver chiamato, si beccava dall’altra parte parolacce e imprecazioni, ne veniva fuori una trasmissione surreale che gli ascoltatori avevano mostrato di gradire”. Quel giorno a Cts c’era per caso pure Marcello Mordino che si avvicinò a Ferruccio per salutarlo: bastò la scena dei due accanto, uno alto quasi due metri e l’altro tarchiatello, a convincere D’Amico a scommettere su quella coppia. E a vincere.
Il programma era il trionfo dell’improvvisazione e, come disse Prezzolini, l’improvvisazione è la legge della storia: effettivamente la storia della televisione a Palermo, quei due la fecero. Ogni pomeriggio per quattro anni, dalle 19,30 alle 20, l’allegra brigata di “Io vedo Cts” fece razzia di spettatori, annientando in città gli ascolti del Tg2 della sera. Si raccontava con garbo il fascino della parolaccia, si celebrava la Palermo musicale che si vedeva il pomeriggio in via Messina da “Ellepi”, il negozio di dischi di Alba D’Accardi. E si rideva, si rideva sempre sino all’ultimo frame della sigla, che era spettacolo anch’essa.
La vera ricchezza dell’arte povera.