Se una campagna contro la cattiva televisione va fatta, è cosa buona e giusta cominciare da “Domenica Cinque” condotta da Barbara D’Urso, un personaggio che andrebbe raschiato via dalla tv soltanto per la sua presunzione e il suo pressappochismo.
Ieri pomeriggio, poco prima delle 15, nel pieno della (ormai teorica) fascia protetta, si è scatenata una rissa fra la trans Natalì e la sua omologa China. Una rissa come se si fosse in strada, tra insulti palesi ed epiteti incomprensibili. Solo che in strada uno chiama la polizia (i carabinieri meglio di no, in questo caso), in tv invece si è come impietriti. Penso a quelle famiglie in cui ci sono bambini davanti al televisore.
Che tipo di domande suscita una situazione in cui si urla di prostituzione e di rapporti sessuali clandestini? Come si descrivono certe figure senza dare una valenza negativa a ciò che oggettivamente negativo appare?
Ripeto: non siamo neanche alle tre del pomeriggio.
Chi mai nei luoghi di potere potrà decidere, nel nome di una decenza universale che non ha partito né religione, di porre fine alla pretesa di far passare come necessarie, informazioni che in realtà sono veleno, spremuta di porcherie? I vari trans Natalì e China, la superfemmina Barbara D’Urso, il maschio pavone Vittorio Sgarbi hanno inscenato, di domenica pomeriggio, uno spettacolo orribile. Che va bloccato, eliminato, sradicato, come va cancellata tutta questa televisione che offende e deforma.
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I mostri
L’attimino fuggente
di Giacomo Cacciatore
Domenica 22 novembre 2009, ore 17, 15, Canale Cinque. La trasmissione: “Domenica Cinque”.
Donatella Papi, giornalista, “pigmaliona” e “auto-promessa” sposa del pluriomicida Angelo Izzo evoca il calendario Maya, Dante con “l’amor che move il sole e l’altre stelle”, Dio e sottoposti vari, per nobilitare il suo trasporto (a parole) per Izzo. Ovvero, per infiorettare di boccioli d’arancio quella che a me sembra una trovata all’aroma di sterco per “esserci”, e nell’unico modo in cui si “è” veramente oggi: stare in televisione. Ci è riuscita: siamo a quota due pomeriggi di spazio televisivo nazionale dedicati alla Papi (non al papi), e altri ne verranno.
Ore 17,16, stesso canale, stessa trasmissione.
Barbara D’urso, conduttrice, implora Donatella, con accoramento da sorella maggiore, di rispettare la dignità delle vittime (donne) di Izzo, pur amandolo. Questo, per profumare di bianco giglio quella che, a mio parere, è l’ipocrisia di chi campa di audience: sbatti la sconsiderata in prima pagina, ma falle la predica. C’è riuscita: è già mezz’ora che ospita la Papi e che, ospitandola, tra consigli per gli acquisti vari, si dissocia.
Domenica 22 novembre 2009, ore 17, 40.
Che starà facendo Angelo Izzo nella sua cella? Probabilmente starà sogghignando, come sogghignante ci ha abituati a vederlo nelle udienze di corte d’assise in cui – reo confesso – gli si ricordavano gli assassini commessi. Se voleva diventare più tristemente famoso di quello che è, ci è riuscito, grazie alla tv “d’intrattenimento, divulgazione e approfondimento” così come la intendiamo negli ultimi tempi.
Domanda finale per il montepremi.
Chi è il mostro?