La crisi dell’Italia ha, secondo me, un riferimento preciso nell’abolizione per decreto del rapporto causa-effetto. Se un’azienda va male si cambia l’amministratore delegato, se un giornale va male si cambia il direttore, se un partito perde voti si cambia il segretario.
Invece no. Non accade così, dalle nostre parti, quasi esclusivamente ai livelli dirigenziali più alti. In altre parole, ci si accanisce con la base per ignorare colpevolmente i vertici.
C’è una sola spiegazione a questo fenomeno tutto italiano, e la si deve cercare/trovare nel sistema di garanzie trasversali che la nostra politica ha messo in atto per neutralizzare gli effetti immediati delle sue nefandezze: il capro espiatorio, nella versione italica, non ha durata limitata ma è addirittura riciclabile. Altrove un Minzolini che lascia precipitare nel baratro il telegiornale più seguito del Paese scomparirebbe dalla scena durante la pausa pubblicitaria. Invece – scommettiamo? – ce lo ritroveremo tra qualche tempo a capo di un’authority, su uno scaffale della nomenklatura della Rai o, chissà, in parlamento.
Nel resto del mondo i servi sciocchi sono la merce più sacrificabile, da noi vengono valorizzati dai fallimenti.
In un Paese di macerie, anche il fango diventa pilastro.
Speriamo che non venga proposto a presidente del consiglio come e’ avvenuto per Prodi dopo il disastro dell’I R I
.
[…] Visualizza altro https://www.gerypalazzotto.it/2011/11/29/pilastri-di-fango/#ixzz1fTor64ey […]