Miss Italia è in crisi, perde telespettatori quasi come il Tg1 di Minzolini. E Patrizia Mirigliani, quest’entità metafisica che si affaccia sulle nostre vite una volta all’anno al pari di una zucca di Halloween, punta il dito contro la Rai che non garantisce ospiti adeguati come fa invece col festival di Sanremo.
La Mirigliani agisce in virtù di un sorta di diritto ereditario che consegna alla sua famiglia (il padre Enzo probabilmente sopravvive nella cella frigorifera di un centro Mességué) le chiavi della cassaforte della bellezza italica. Il business va salvaguardato certo, ma l’impressione è che quando si parla di tv e di audience si perdano i giusti termini di paragone.
Sanremo è il festival della canzone italiana, è la fiera – o se volete la sagra – dei talenti musicali di casa nostra. Miss Italia propone bellezze, che nulla hanno a che fare con l’estro, l’impegno, lo studio. Paragonare una competizione canora (con tutti i suoi limiti) a una sfilata di deretani (con tutti i suoi pregi) è come giustificare una candidatura di Marysthell Polanco al consiglio regionale della Lombardia: si confonde la sostanza con la forma, anzi con le forme.
Che Miss Italia perda seguaci è naturale nell’anno 2011, quando ogni pulsione di voyeurismo si è disancorata dal teleschermo del dopocena per aggrapparsi alla prima webcam disponibile. Alla televisione di stato non basta più promettere tette e culi freschi per rialzarsi dalla polvere dell’insipienza. Perché anche nella bassezza di contenuti la Rai si è fatta fregare da chi fa meglio anche nel peggio: un vero modello istituzionale.
Caro Gery non potevi esprimere meglio il mio disgusto per la manifestazione in oggetto e per la televisione tutta.