La storia della giornalista Clelia Coppone, protagonista di un piccolo caso al Giornale di Sicilia, insegna tre cose.
1) Su consulenze e collaborazioni esterne di molti colleghi professionisti, alcuni dei quali ricoprono ruoli chiave nelle principali aziende editoriali siciliane, sarebbe ora che si facesse un po’ di chiarezza. Magari publicando elenchi e compensi, e andando a rileggere le collezioni dei giornali per evidenziare eventuali strane coincidenze.
2) Il precariato selvaggio è frutto in minima parte anche di una certa superficialità degli stessi precari. Se uno sceglie di lavorare persino quando c’è uno sciopero in atto, fa una scelta precisa che indebolisce tutta la categoria. Ed essere costretti a cambiare casacca quando gli eventi precipitano può provocare un certo imbarazzo.
3) Il dormiveglia è un momento delicato. Il segretario regionale dell’Assostampa Alberto Cicero ha detto che per lui quello di Clelia Coppone è un caso isolato. Poi lo hanno svegliato.
Caro Gery, sai qual’è il problema di fondo? che nessuno ha mai alzato la voce e denunciato apertamente, come ha fatto la collega Clelia, questa situazione (per altro diffusissima) a muso duro. Tanta gente, che pure di tanto in tanto frequenta questo blog, è stata vittima dell’out out, e invece di sputtanare chi si doveva sputtanare, ha deciso mestamente e con capo chino di scegliere. E siccome a molti è andata bene cosi…che continuino..ma poi non si lamentino..Ma cosa credono che con 3,60 euro a pezzo, qualcuno ci può campare? Scusa la domanda è così stupida, che dopo averla scritta me ne sono subito vergognata. MA poi ho pensato: chi si deve vergognare per primo, io o loro?