Snob di rimbalzo

La categoria degli snob è divisa in due sottocategorie. Della prima fanno parte quelli che hanno gusti e modi di fare (ostentatamente) singolari. Nella seconda rientrano quelli che vorrebbero avere un’idea propria ma che, per evitarsi la fatica di cercarla, la pescano tra quelle scartate dalla prima sottocategoria.
I secondi – e ne conosco qualcuno – li trovo deprimenti.

Blog zoppicanti

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Una volta leggevo molti giornali. Oggi consulto molti blog, siti web, portali di informazione. Ed è un piacere immergermi in opinioni molto più lucide delle mie, prendere a prestito nuove chiavi di lettura, guardare con occhi altrui ciò che non ho potuto vedere e, più frequentemente, pesare quel che ho sottovalutato.
La globalizzazione delle opinioni ha però un effetto collaterale, che può essere riassunto in una domanda: le opinioni meritano tutte un palcoscenico?
No.
Tutte le opinioni, come l’aria che si respira, non devono essere trattenute. Ma una scrematura qualitativa nella loro propalazione ci deve pur essere. E non è snobismo quello che mi spinge a dire che alcune delle testimonianze che leggo sul web sono banali, mal scritte, logicamente inutili.
Esempio.
Un paio di blog opachi e zoppicanti, d’improvviso, si trovano linkati in virtù di non si sa chi o cosa a un portale che fa buoni numeri. Gli autori di questi blog, inopinatamente catapultati al centro dell’attenzione, decidono dall’oggi al domani di darsi da fare per proporre nuovi contenuti e per cercare di soddisfare la mole di accessi che gli cade tra capo e collo. E irrimediabilmente scrivono ciò che natura gli impone: scempiaggini.
Accade così in qualunque campo creativo. L’autore pressato da un editore avido produce, in prevalenza, gattini ciechi. L’artista troppo responsabilizzato si scolla dalla sua opera. Il cronista sbaglia più di frequente se è braccato dal suo capo.
Insomma, il mondo delle idee ha bisogno di relax, spontaneità e coscienza pulita. Deve crescere a piccoli passi, e meritare i centimetri guadagnati giorno dopo giorno.
L’improvvisazione del comunicare non è una diga che allaga di progetti e sensazioni uno spazio deserto.
Quindi via libera a tutte le opinioni, ma con un sano senso della misura. Esattamente un anno fa Giacomo Cacciatore, da queste parti, si scagliava contro lo slogan “se l’hai scritto va stampato”. Approvai allora e sottoscrivo adesso con una postilla che allarga il discorso: se l’hai abbozzato non è detto che tu l’abbia pensato.