Piccole soddisfazioni della vita. L’Antitrust ha multato Telecom per mercato scorretto. In pratica prometteva una velocità di collegamento internet, mediante Adsl, di sette mega che non avrebbe potuto raggiungere nemmeno col pensiero di tutti i dipendenti concentrati sul modem di casa mia. Sono stato un utente della suddetta azienda e a giorni alterni, per qualche mese, ho cercato di protestare per la qualità del servizio. Fin dall’inizio del proclama pubblicitario persino io, che ho una capacità divinatoria simile a quella degli scienziati dell’Istituto nazionale di geofisica, avevo manifestato qualche timida perplessità. Mi chiedevo: come fa un’azienda che non riesce a garantire una comunicazione elementare con i suoi abbonati (cioè uno chiama una centralinista, segnala un problema, lei dà una risposta e amen) a impegnarsi in un programma di comunicazione multipla, ultraveloce, istantanea?
La risposta sta in quel rigurgito di furberia che tanto prende dall’esperienza dei bari al tavolo verde: quando il gioco si fa pericoloso, meglio renderlo ancora più pericoloso perché l’eccitazione è parente stretta della confusione. E nella confusione si arraffa quel che si può.
Solo che prima o poi ti acchiappano e ti riempiono di schiaffoni, per fortuna. E anche se ti costringono a restituire un millesimo di quello che hai fraudolentemente incamerato, la soddisfazione dei polli che hanno abboccato al tuo gioco è grande.
Quando si parla di signori della truffa persino una semplice tirata d’orecchi è una notizia, in questo Paese. Nell’attesa che arrivi una signora pedata nel sedere. Magari multipla, ultraveloce, con sette mega effettivi di potenza.