La settimana scorsa, scrivendo su questo blog, mi è tornata in mente una vecchia storia.
Qualche anno fa al Giornale di Sicilia il direttore lanciò una crociata contro le parole straniere, soprattutto quelle contenute nei titoli. L’idea di base era condivisibile: spesso per motivi di spazio (i titoli hanno un numero di battute predefinite) si tende a scegliere termini che non tutti capiscono. Solo che, come accade con le crociate, la ragione trovò ben presto il suo sonno nella ricerca ossessiva di un risultato immediato. Tutte le parole straniere dovevano essere eliminate in un batter d’occhio, pena cazziatone da sincope.
Fu così che un dirigente, che non aveva troppa confidenza con l’italiano, stabilì che anche le parole tronche facevano parte dei termini proibiti. In un’epica serata un collega coraggioso riuscì a far passare bar in un titolo, ma dovette capitolare davanti a camion. Il termine indicato dal regolamento era autocarro.