Qualche anno fa l’attore porno James Deen ha girato un film con una ragazza che era una sua fan. La chiamava Ragazza X. Non era una novità. Spesso Deen – che in passato è stato accusato, ma poi prosciolto, per stupro – si è concesso alle sue ammiratrici. Metteva su una specie di contest sul suo sito e chi vinceva…
In realtà i video di questo genere hanno poco a che fare con il sesso poiché si tratta di filmati in cui prevalentemente si parla, si filmano le titubanze e comunque se sesso ci sarà, sarà solo un dettaglio. Perché il clou della discussione è “voglio fare sesso con te, ma non voglio mostrarlo al mondo”. Di questo argomento ha scritto qualche mese fa la scrittrice Katherine Angel sul Guardian analizzando il “presunto desiderio di una donna che, anche se si manifesta una sola volta, per un solo uomo, la rende vulnerabile. Come se il suo desiderio non la rendesse più degna di protezione”.
È un tema, generale, e applicabile a tutto il ventaglio di scelte della nostra socialità.
Desiderare è scoprire il fianco?
Auspicare significa necessariamente schierarsi?
Volere è per forza scegliere?
Pensate alle infinite declinazioni di questo argomento. Magari applicandolo al (falso) dilemma sui vaccini: mostrarsi perplessi è già un atto di imperio?
Non ho una risposta perché se è vero che domandare è lecito, spesso è anche vero che rispondere non è cortesia, ma sfogo, liberazione. Viviamo tempi complicati in cui è pericolosissimo desiderare senza filtro, in cui persino la fantasia deve stare attenta al suo genere femminile (e chi lo ha detto che non ci sia un fantasio? E chi ha scritto le regole di questa discriminazione che parte dalle vocali e finisce chissà dove?). Dobbiamo di nuovo imparare a desiderare, senza farci condizionare dal giudizio. E contemporaneamente dobbiamo stabilire un direzione coerente degli auspici, coerente con la storia, con il giudizio, con la buona creanza.
Non è sparandola grossa che si va sulla luna. O che si corona un sogno erotico.