Aggiungi un fesso a tavola

A Palermo quattro fessi hanno organizzato una festa coi cartelli “save the planet” in una riserva della Lipu (che non è un ipermercato ma un’organizzazione che protegge gli uccelli). Che è come fare il Pride declamando orgogliosi il libro di Vannacci o come pretendere di spostare Salvini dal Papetee a Riace senza dj e donne in bikini.
Ma c’è di peggio.
Una torma (pressoché social) di palermitani che conosce il sito in questione, Isola delle Femmine, solo perché ci inciampa con lo sguardo quando è in coda sull’autostrada, ha scatenato una tempesta degna di un “effetto pecora” mondiale. Prima di oggi infatti quasi nessuno degli indignati commentatori aveva idea di cosa ci fosse su quell’isolotto, a parte un rudere scambiato per ex carcere e quattro rocce scacazzate dai gabbiani.

Siamo così, noi palermitani. La “Palermo bene”, definizione evanescente come chi la usa (autocritica), la scopriamo quando non siamo invitati, quando la corrente del veleno ci chiama, quando dire qualsiasi cosa equivale a esistere in qualsiasi modo. Eppure non sappiamo quasi nulla di ciò che ci circonda fin quando ciò che ci circonda non ci supera, ci surclassa. È il tipico fenomeno dell’ignoranza colpevole: se non ci vengono a citofonare non possiamo mai dire di essere informati su qualcosa. Mai che ci scappasse la lettura di un giornale, di un libro, di un testo che non sia diluito nel cristallo liquido di uno smartphone.

Nella città più sporca, più caotica e incivile ci si ritrova uniti nella maledizione ecologica contro quattro fessi coi cartelli che danzano per un paio di ore su un isolotto di cui non fotte un cazzo a nessuno.
La “Palermo bene” è la prima nemica di se stessa.
Di Palermo.
Del bene.
Della buona creanza.

P.S.
Non critico chi critica questi bicchieranti abusivi, ovviamente. Critico (e detesto) questa tendenza a plasmare ogni giorno un male assoluto. Con compiacente cattiveria e spregio della verosimiglianza.
Come se fossimo tutti vergini dell’ecologismo, come se non allordassimo quotidianamente parchi e giardini, come se ce ne fottesse qualcosa del decoro di una città sporca innanzitutto per colpa nostra.
L’indignazione on off è figlia di cervelli on off. Tutto qui.

Il corpo di Cristo (bibite incluse)

Gira in questi giorni, tra gli annunci pubblicitari di Google posizionati in siti e blog, questo banner di un ristorante di Isola delle Femmine in provincia di Palermo.
Se – come luogo comune insegna – la pubblicità è l’anima del commercio, quale miglior testimonial di chi l’anima la conosce meglio di tutti (difetti di fabbrica compresi)?