Pietà per l’opinionista Mastelloni

Leopoldo Mastelloni

Ieri mi sono imbattuto – compiendo un reato preterintenzionale – in qualche frammento di Pomeriggio cinque di Barbara D’Urso e ho visto Leopoldo Mastelloni, uno che un tempo faceva l’attore, il regista, il cantante, insomma uno che poteva benissimo definirsi artista, disquisire delle traversie amorose e delle esperienze sessuali di una tale Guendalina.
Ho provato profonda pena per quell’uomo che ammiccava davanti alla telecamera, come un tempo faceva nei suoi show, per condire sciocchezze con espressioni residue del teatro impegnato. Già imbastire un programma su una tale Guendalina e suoi suoi appuntamenti in hotel con questo o quel calciatore è segno di allarmante perversione mentale, ma parteciparvi in qualità di opinionista (cioé portando un contributo simil-intelligente) è da trattamento sanitario obbligatorio.
Quasi quasi Mastelloni lo preferivo quando bestemmiava in diretta tv.

I tempo delle mele e quello dei pisellini Findus

mani

In caso di matrimonio mancato o sepolto c’è una convenzione con la quale fare i conti. Che riguarda la “carica” del partner nelle occasioni in cui chiamarlo per nome non basta.
Compagno/a? Uomo/donna? Fidanzato/a?
Io mi sono fatto un’idea che provo a schematizzare (al maschile, per praticità).
Compagno. Indica prevalentemente il successore del marito. O, quando non si è più giovanissimi, tende a definire una scelta che si presenta come definitiva (“Non conosci ancora il mio compagno?”).
Uomo. E’ un po’ come la crema neutra per pulire le scarpe: va sempre bene anche se non sempre funziona. Trasuda possesso sessuale (“Ecco il mio uomo”).
Fidanzato. E’ la freschezza eterna dei pisellini primavera Findus. Va bene per tutti, un po’ meno per chi si ritrova con una figlia di 50 anni che presenta il suo pensionato preferito come se fosse un frutto del tempo delle mele (“Mami/Papi, ti presento il mio fidanzato”).