Opinion leaders

flavia_vento_20

L’attimino fuggente
di Giacomo Cacciatore

Al “Fatto del giorno” di Monica Setta, fino a poco fa succursale della sala d’aspetto del San Raffaele di Milano, il tema principale di discussione del giovedì di quaresima berlusconiana è stato: stiamo tornando agli anni di piombo?  C’erano vari opinion leaders: Alba Parietti, Emanuela Villa (la figlia di Claudio) e, in collegamento (da dove?) Flavia Vento. Alla Vento, presenza misteriosa e muta sul video-wall nel corso di tutta la puntata, è stata rivolta la domanda conclusiva.
“Se lei fosse al posto di Berlusconi, perdonerebbe l’aggressore?”.
La risposta arriva dopo qualche istante di fiato sospeso: “Io? No. Cioè… io perdonare no”.
Poi l’hanno sfumata. Entrava Emma Bonino.

La salvezza del Pd

Emma_Bonino_20070912

Con la geniale trovata di Dario Franceschini (pensate, addirittura un video su internet per annunciare la sua candidatura alla guida del Pd) si riapre l’appassionante dibattito sul futuro dell’opposizione. Rettifico: sul futuro di un’opposizione, perché è bene cominciare almeno a immaginarne un embrione, qualunque essa sia.
So quanto è frustrante parlare di politica in Italia, senza ritrovarsi a discutere di escort, toilette, deretani, veline e “utilizzatori finali”, però leggendo qualcosa in giro sono arrivato alla conclusione che un nome “di garanzia e sicurezza” per la sinistra italiana c’è.
E’ quello di Emma Bonino.
Coraggio, togliamola da quel limbo di protesta perenne in cui ha scelto di confinarsi, compriamola dai radicali anche a caro prezzo (due Fassino, sei Rutelli, un Veltroni e tutta la collezione di videocassette dell’Unità compreso un doppione di Jules e Jim), obblighiamola a due pasti al giorno e, soprattutto, convinciamola che Pannella non è Gesù, anche perché Gesù non fuma.
La Bonino è una faccia pulita, un antidoto contro il velinismo, un simbolo mondiale di onestà. C’era e si batteva per grandi cause quando Berlusconi era ancora un palazzinaro dal riporto unto. E’ un totem della politica vera, quella in cui le ragioni si misurano col dibattito (anche aspro) e in cui l’unica causa persa è quella sbagliata.
A una sinistra impacciata e autolesionista serve una persona come Emma Bonino, una in grado di trattare i servi dell’imperatore alla stessa maniera del sovrano: con la ragionata, irriverente schiettezza di chi sa come maneggiare quella merce deperibile che sono gli ideali.

Parole bonine

«Non vogliamo un premier che fa cucù alla Merkel. Che dice che la Thatcher da giovane era una gran gnocca. Non è neces­sario essere stoccafissi, ma nean­che giullari».

Lo diceva ieri sera Emma Bonino ad Annozero mentre io, lontano dalla tv, lo dicevo a due cari berlusconiani.
Coincidenza o pensiero diffuso?