Con la geniale trovata di Dario Franceschini (pensate, addirittura un video su internet per annunciare la sua candidatura alla guida del Pd) si riapre l’appassionante dibattito sul futuro dell’opposizione. Rettifico: sul futuro di un’opposizione, perché è bene cominciare almeno a immaginarne un embrione, qualunque essa sia.
So quanto è frustrante parlare di politica in Italia, senza ritrovarsi a discutere di escort, toilette, deretani, veline e “utilizzatori finali”, però leggendo qualcosa in giro sono arrivato alla conclusione che un nome “di garanzia e sicurezza” per la sinistra italiana c’è.
E’ quello di Emma Bonino.
Coraggio, togliamola da quel limbo di protesta perenne in cui ha scelto di confinarsi, compriamola dai radicali anche a caro prezzo (due Fassino, sei Rutelli, un Veltroni e tutta la collezione di videocassette dell’Unità compreso un doppione di Jules e Jim), obblighiamola a due pasti al giorno e, soprattutto, convinciamola che Pannella non è Gesù, anche perché Gesù non fuma.
La Bonino è una faccia pulita, un antidoto contro il velinismo, un simbolo mondiale di onestà. C’era e si batteva per grandi cause quando Berlusconi era ancora un palazzinaro dal riporto unto. E’ un totem della politica vera, quella in cui le ragioni si misurano col dibattito (anche aspro) e in cui l’unica causa persa è quella sbagliata.
A una sinistra impacciata e autolesionista serve una persona come Emma Bonino, una in grado di trattare i servi dell’imperatore alla stessa maniera del sovrano: con la ragionata, irriverente schiettezza di chi sa come maneggiare quella merce deperibile che sono gli ideali.