La bufala dei corpi incastrati

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di Tony Gaudesi

Quando il sesso unisce in maniera indissolubile. Una cassiera ed una guardia giurata di un non meglio identificato centro commerciale del Bergamasco sarebbero dovuti ricorrere all’aiuto del 118 per separarsi dopo un focoso amplesso clandestino nell’improvvisata alcova-toilette del supermercato in cui lavoravano. Un violento rapporto anale li avrebbe incollati l’uno all’altra fino all’arrivo al pronto soccorso. Non prima, però, di passare, coperti alla meno peggio, tra due ali di curiosissima folla. In mezzo alla quale non poteva mancare  il marito della donna, colto da ovvio e scontato malore.
In una situazione simile il condizionale non è un obbligo.  Troppa la puzza di bufala per garantire alla vicenda, a cuor leggero,  un posto nei menabò e nelle scalette dei tg. E infatti l’accattivante notizia (apparsa, a quanto pare,  nei primi giorni di maggio sulle pagine della Gazzetta dell’Adda) non è finita su molti giornali  e telegiornali. E’ sbarcata, come prevedibile, in una moltitudine di siti e blog, ma anche su  organi di informazione quali la Gazzetta di Parma e il portale di Tiscali. Anche  Tgcom l’ha ripresa,  ricamandoci pure sopra,  con l’unica accortezza del paracadute di una infinitesima incidentale buttata a centro di pezzo, che con un canonico “riferisce la Gazzetta dell’Adda”, scaricava al giornale di cui sopra paternità e responsabilità della notizia.
Peccato che lo stesso fatto, con dettagli diversi, era accaduto (o meglio sarebbe accaduto) qualche mese prima e qualche centinaio di chilometri più a Sud,  nel Salernitano, come riferisce un articolo che contiene quantomeno  i nomi del paese (Pontecagnano) e del supermercato (Carrefur).
E non finisce qui. Alcuni cibernauti giurano di avere sentito parlare della cosa addirittura anni prima a Civitavecchia, altri a Caserta. Anche in Sicilia negli anni Novanta si diffuse la stessa leggenda popolare. Sempre sesso selvaggio in primo piano con singola  o doppia separazione traumatica finale: medica in prima battuta e legale (ad opera dei rispettivi partners) in seconda.
Che il lato B non porti più quella fortuna che gli si è sempre attribuita? Più probabile che qualche cronista dalla piccola professionalità, ma dalla grande fantasia, abbia gonfiato il fatto (una base di verità c’è quasi sempre anche nelle bufale) facendolo traghettare dalle colonne del suo giornale di provincia a qualche autorevole testata, che per il solo fatto di ospitarlo ne ha certificato la genuinità.
Sarebbe bastata una piccola verifica, come professione comanda (leggi: controllo delle fonti) per disinnescare la notizia e stopparla. Ci sarebbe stato probabilmente qualche sorrisetto in meno, ma il lato B non avrebbe rischiato di vedere offuscata la propria, secolare, fama.