Giovani idioti

A Palermo alcuni studenti hanno bruciato il tricolore perché “simbolo di uno Stato che sta riducendo in miseria la popolazione” e bla bla bla. E’ evidente il marasma intellettivo di questi poveri ragazzi che confondono uno Stato con un governo e che non hanno idea di cosa sia una patria. Quando ci si diletta coi simboli bisogna stare molto attenti. In ogni simbolo c’è un significato universale, prorompente, e un link che riconduce a noi, alla nostra memoria. Ignorarli equivale ad azzerarli. Passi per la memoria individuale (ognuno è libero di ricordare e celebrare quello che vuole), ma il significato universale è anche mio quindi, cari ragazzi, giù le mani dal tricolore. Andate a studiare e cercate di crescere prima ancora di invecchiare.

Caduta di stile (libero)

La Pellegrini si rifiuta di portare la bandiera alle olimpiadi: troppa fatica. Dimostrazione lampante del fatto che il cervello non è un muscolo.

La bandiera dove la metto?


di Tony Gaudesi

Se le maledizioni fossero proiettili il bel giubbotto rosso di Lippi avrebbe più buchi di una montagna di gruviera.  Bossi, Trota e cronista di Radio Padania a parte, l’Italia tutta si è unita nel nome di ct. Dal medico al fruttivendolo, dal professionista al venditore di tricolori sotto casa mia, che tra una bestemmia e l’altra arrotola le bandiere alle aste, giurando di  sapere dove potrebbe infilarle.
Eppure Lippi è stato di parola. Non farà salire nessuno sul carro dei vincitori, come aveva promesso. Ci salirà lui, sul carro. Quello funebre, che riporterà in Italia i tanti cadaveri visti in Sudafrica.
E dire che alla Fiat, secondo Marchionne, avrebbero scioperato per vedere la Nazionale. Chissà, c’è da chiedersi, quanti italiani sarebbero pronti a scioperare per vedere la Nazionale, quella Nazionale, lavorare alla Fiat. Magari a 1300 euro al mese.
Parlare col senno del poi, si dirà, è operazione sempre facile. Meglio, comunque, che allenare col senno del mai, ignorando i colori del campionato per diramare convocazioni quasi esclusivamente in bianco e nero. Che avrà fatto mai la Juventus, si chiederanno da Los Angeles a Shangai, per emigrare quasi in massa in Sudafrica? Tutto! Ha sbaraccato a metà campionato, ha fallito l’Europa che conta (e pure quella che non conta). Ha mancato coppe e coppette. Zero tituli, ma primato nella lista del ct, alla faccia di chi i gol li ha fatti a grappoli, incantato, deliziato  (Miccoli, Cassano Balotelli, etc), della stampa, dei tifosi, dei 50 milioni e passa di commissari tecnici nostrani.
Si torna pertanto prematuramente e meritatamente a casa. Contro tutti i pronostici (i bookmakers pagavano la vittoria della Slovacchia 7 volte la posta) e con buona pace di tutti. Anche del venditore di tricolori sotto casa mia, che sbaracca e ribadisce, bandiera dopo bandiera: “So io dove la metterei questa”.