I dilettanti dell’antimafia

Bene, dopo 48 ore calde forse è il caso di riepilogare. Un giornale scrive che il neo assessore regionale ai beni culturali, quando era alla guida di un ente pubblico catanese, non solo accumulò debiti per oltre tre milioni ma diede pure un appalto a una società riconducibile a un efferato boss. Di cui, per inciso, lo stesso neo assessore era ed è il legale. L’assessore di cui sopra prima denuncia di essere vittima del metodo Boffo (non so se mi spiego) poi dice che il timbro e la firma sull’appalto sono falsi, che qualcuno li ha apposti a sua insaputa (questa non mi sembra nuova). Quindi che fa? Si dimette, ovviamente. Citando, nell’ordine, la Settimana Santa, la Passione di Cristo e Simone il cirenaico. Il presidente Crocetta, che per molto meno ha esposto a pubblica gogna politici e funzionari pubblici, dice all’assessore dimissionato che “soffrirà assieme a lui”. E un deputato catanese chiede l’intervento dell’Antimafia non per denunciare il comportamento del dimissionato, ma perchè, secondo lui, è stata Cosa Nostra, in fondo, a farlo fuori. Ma si può ancora vivere in Sicilia?

Emanuele Lauria su Facebook.