Equilibrati ed equilibristi

Azambuja – Santarém

Non mi ha mai acceso l’idea di inseguire un equilibrio. Credo anzi che le migliori idee, le migliori invenzioni nascano dal disequilibrio, più precisamente dal flusso tra due pesi, unità diversi. E’ un concetto tipicamente fisico, se volete. Ma ha una sua rispettabile opinabilità. Conosco molte persone che si sentono a disagio fuori dalla loro bolla che tendono a mantenere integra e lontana da possibili disequilibri.
Inutile ribadire (o forse no) che non parliamo di squilibri che hanno a che fare con la salute mentale, con la nostra idea di giustizia e con le corrette dinamiche sociali.
Ma è utile dire – visto che questo è il mio diario – che l’unica occasione in cui sovverto questa visione dell’equilibrio è quando mi imbarco in Cammini o spedizioni faticose. In quei frangenti l’equilibrio lo cerco, lo bramo, lo sogno nel vero senso della parola (qualche notte fa senza vergogna mi sono svegliato pensando a una tappa impegnativa e a come affrontarla al meglio).

Prendiamo la fatica. La fatica è di tutti, non solo degli sportivi o dei forsennati. La fatica è il miglior arnese con cui fare le cose, quindi non fate spallucce se siete divanisti con laurea ad honorem in sollevamento telecomando. Da ex maratoneta ho sempre pensato a come dominarla, la fatica, a come superare il limite. Anche in montagna da giovane, giocando con l’effetto dell’altitudine, mi sono drogato di emozioni che erano fiammate, strappi di adrenalina. 
Poi da camminatore tutto è cambiato. La fatica non si domina più, ma si previene. Si gioca di tattica, si tengono bassi i battiti perché l’unico modo per raggiungere il risultato è cimentarsi in piccole somme. Questo più questo più quell’altro, a poco a poco, mi condurrà all’obiettivo. Senza giochi di artificio, senza picchi ostentati. La prevenzione della fatica è la più importante palestra di equilibrio che abbia mai frequentato. E metteteci tutte le metafore di cui siete capaci, ognuno si merita quella che riesce a partorire.
E ancora il vento. Il vento in Portogallo per quelli come me è una delizia senza croce. Ci si muove con 30 gradi con un vento fisso (al momento, ma anche no) di 25-30 km all’ora. Vento da Nord, quindi contrario al mio cammino. Il che comporta un sottile esercizio di equilibrio psicologico tra godimento per l’effetto refrigerante e sofferenza per la disidratazione, poiché col vento il sudore evapora prima con quel che ne consegue. 

Oggi, gambe stanche e spalle doloranti, mi piace pensare che l’unico equilibrio che vale la pena di cercare, quando non si è più giovani e non si è ancora decrepiti, è quello tra i propri desideri e il proprio orgoglio. 
E intanto mettere un passo davanti all’altro. 

P.S.
Comunque domani vi parlo di Vaselina… 

5 – continua

Tutte le altre puntate le trovate qui.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

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