Riprendiamo la sana abitudine di parlare di musica. I Can’t Go For That (No Can Do) di Daryl Hall & John Oates è una canzone che nasconde molte storie. La prima, quella più suggestiva, riguarda Michael Jackson che ammise di essersi ispirato a quel giro di basso per la sua Billie Jean: il pezzo di Hall & Oates è nel loro album capolavoro “Private Eyes” del 1981, quello di Jacko è dell’anno seguente inserito in “Thriller”, l’album più venduto di tutto i tempi.
La seconda storia è quella più laterale e riguarda il testo: si pensava in modo istintivo a una relazione d’amore che non poteva andar avanti, ma in realtà, spiegarono gli autori, erano parole ispirate all’esigenza di maggiore libertà in ambito discografico, imprenditoriale (un po’ come Easy dei Commodores per decenni immaginata come una canzone d’amore mentre è lo sfogo di uno che si è liberato di una partner che non sopportava più) . Si narra che I Can’t Go For That (No Can Do) venne fuori da un giro di basso composto da Daryl Hall utilizzando un organo Korg, annodato al ritmo di una drum machine, una delle prime batterie elettroniche usate in modo tosto.
Ma la cosa più interessante è l’uso dei campionamenti che di questa canzone è stato fatto nei decenni. Di seguito varie forme di I Can’t Go For That (No Can Do), ognuna col suo magico senso di unicità
aggiungo che il “Guè” ha campionato la versione di Ron e non l’originale :)
La versione di Cee Lo Green and Daryl Hall: indimenticabile.