La nostra breve sosta a Miami si è limitata a South Beach, causa maltempo. Alloggiamo allo Shelley, un piccolo hotel pulito, con adeguato corredo di sistema di condizionamento rumoroso, che rispecchia i canoni dell’art deco district (190 dollari per due notti, tasse incluse). A pochi metri c’è la spiaggia libera dove l’acqua tiepida del mare lenisce a malapena le sofferenze della calura: il caldo umido di Miami non si evita, si affetta. Il resto è un susseguirsi estenuante di locali a uso e consumo di turisti in gran parte italiani.
Su Ocean Drive l’unico divertimento, a parte fare lo slalom tra i “buttadentro” di bar e ristoranti, è quello di osservare. Osservare questo pianeta del divertimento che gira sulla sua orbita, che batte il suo ritmo e che nello specifico, e non certo per sua colpa, ci vede come “The Others”. Ecco, South Beach nella nostra esperienza è stata una grande terrazza dalla quale affacciarsi per ammirare a distanza lo struscio 2.0.
Spostandoci alle Keys lo scenario cambia. La lunga teoria di isole e isolette che si allunga verso sud è senza dubbio uno spettacolo unico, seppur talmente uniforme da risultare alla lunga monotono. Le spiagge sono ben tenute, con tanto di docce pubbliche gratuite, aree attrezate per pic-nic, campi di beach volley. Il mare, se possibile, è ancora più caldo di quello di Miami Beach. Per chi proviene dal Mediterraneo c’è sempre la solita solfa delle differenze: l’acqua non è limpida come da noi, il pesce non è saporito come il nostro, e via elencando. Solo che da noi la spiaggia libera è sinonimo di fetenzia, mentre qui è davvero libera (dall’immondizia, dall’invadenza dei venditori ambulanti, dall’inciviltà dei cittadini).
La zona più interessante da visitare è quella che va da Marathon in giù. Imperdibile almeno una gita a Key West, che sarebbe una cittadina meravigliosa se non fosse assediata dagli spacciatori di paccottiglia.
Noi abbiamo scelto di alloggiare al Captain’s Pip di Marathon (camera grande con vista laguna, barbeque, amaca e mini-piscina a cento dollari al giorno, tasse incluse) per un motivo strategico, la posizione rispetto alle spiagge. E a proposito di spiagge, potete tranquillamente evitare i 4,50 dollari a cranio del Bahia Honda State Park per preferire la più selvaggia Sombrero Beach, totalmente gratuita.
Quanto al cibo, qui vi potete sbizzarrire. Dall’aragosta arrosto al delfino, dalla zuppa di frutti di mare all’alligatore fritto. Noi, che non siamo troppo ardimentosi, abbiamo provato l’aragosta e l’alligatore. La prima sapeva di poco, il secondo di pollo.
9 – fine
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