La nostra breve sosta a Miami si è limitata a South Beach, causa maltempo. Alloggiamo allo Shelley, un piccolo hotel pulito, con adeguato corredo di sistema di condizionamento rumoroso, che rispecchia i canoni dell’art deco district (190 dollari per due notti, tasse incluse). A pochi metri c’è la spiaggia libera dove l’acqua tiepida del mare lenisce a malapena le sofferenze della calura: il caldo umido di Miami non si evita, si affetta. Il resto è un susseguirsi estenuante di locali a uso e consumo di turisti in gran parte italiani.
Su Ocean Drive l’unico divertimento, a parte fare lo slalom tra i “buttadentro” di bar e ristoranti, è quello di osservare. Osservare questo pianeta del divertimento che gira sulla sua orbita, che batte il suo ritmo e che nello specifico, e non certo per sua colpa, ci vede come “The Others”. Ecco, South Beach nella nostra esperienza è stata una grande terrazza dalla quale affacciarsi per ammirare a distanza lo struscio 2.0. Continua a leggere Florida, toccata e fuga
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Dare dell’idiota a chi lo è
Piccioni viaggiatori
Se una delle conseguenze della globalizzazione è che basta l’idea balzana di un pastore anglicano della Florida per mettere in allarme l’intero globo, allora forse è meglio tornare ai piccioni viaggiatori.