La nostra “filosofia del motel” merita una sospensione cautelare a San Francisco, città in cui alloggiare è abbastanza caro. La prima scelta era quella dell’Aida Hotel, poco meno di 150 dollari al giorno. Ma giunti in loco, attraversata la desolazione di un cunicolo che vorrebbe essere hall e soprattutto arrivati davanti a un receptionist blindato in un gabbiotto antirapina, abbiamo optato per l’Eccezione Madre: un hotel a 4 stelle.
Nel calcolo preventivo dei costi mettete sempre in conto le tasse (quasi sempre nascoste nella convenienza ammiccante delle offerte) e la tassa di soggiorno.
Quartieri consigliati: Downtown e Marina.
Per le cose da vedere a San Francisco ci sono le guide cartacee e online. Qui invece trovate impressioni e suggerimenti dopo tre pernottamenti (il lasso di tempo ideale per non stupirsi troppo e non abituarsi altrettanto).
A pelle, dopo le prime ore, la città ci ha mostrato dei rarefatti sintomi di decadenza rispetto all’ultima visita che risaliva a 20 anni fa, Tuttavia la prorompenza di San Francisco si apprezza proprio superando l’ostacolo della prima impressione. La diversità di cui questa città è fieramente baluardo sta nella sua struttura urbanistica e nella sua storia. Qui nulla è uguale, niente tollera termini di paragone. È come se fosse un arcipelago di idee, soluzioni, rivoluzioni e sogni senza ponti di collegamento.
San Francisco la si apprezza inventandosi link tra le sue realtà sideralmente distanti. Vi potrà piacere o la potrete detestare: dipenderà da come riuscirete a unire i puntini di un incredibile disegno nascosto.
Il successo di San Francisco sta nell’essere diventata un simbolo che sa sfruttare i suoi simboli. A differenza di altre grandi città americane qui troverete pochissime bandiere a stelle e strisce e molte bandiere arcobaleno. Troverete le strade del quartiere Castro lastricate di storie di personaggi che hanno combattuto contro le diversità: una hall of fame dei diritti civili. Vi imbatterete in cuori di ogni tipo, scolpiti o disegnati, e capirete che se questa non è proprio la città dell’amore, è almeno la città che l’amore ha saputo celebrarlo con rivoluzionaria lungimiranza. Scandendo con chiarezza eterna la password del sentimento: libertà.
Schematicamente alcuni consigli pratici. Il Golden Gate ammiratelo dal Presidio, magari al tramonto (e che ve lo dico a fare…). Siate clementi con l’ultra-turistico Fisherman’s Warf: la zuppa di granchio servita nella ciotola di pane è una delizia tout-court. Prendetevi il tempo per una lunga passeggiata alla Marina e e guardando da lontano Alcatraz cercate di ricordare una delle mille storie che lo riguardano: mai provato tanto imbarazzante interesse davanti a un luogo di detenzione. Una cena con vista sulla sterminata Ocean Beach val bene un tavolo in un ristorante very popular come il Beach Chalet che ha un nome dal gusto tipicamente californiano.
Insomma la città che celebra le diversità ha nelle diversità il suo sponsor turistico.
Il suo mare è ammaliante, ma incute timore: non suscita la voglia di nuotare, ma di cavalcare. Uno dei suoi più grandi e importanti quartieri è Chinatown, cioè un luogo che ricorda altri luoghi lontani. Persino il suo essere città è un concetto che qui assume tinte rivoluzionarie: solo dei pazzi potevano tirare su palazzi su pendenze da scalata alpina. Il clima, per finire, fa valere la sua anarchia: una mattinata con 18 gradi ad agosto è un colpo di fortuna.
4 – continua