Dalle notti magiche alle notti in bianco

rita bonaccorso schillaci

Un estratto dall’articolo di oggi su la Repubblica.

Come in un pallonetto dell’ex marito, la traiettoria della vita di Rita Bonaccorso è da anni quella di una parabola discendente. E non trattandosi di storie di pallone è chiaro che nessuno si aspetta un gol, al contrario si resta spettatori attoniti davanti a certi capovolgimenti di un destino bizzarro.
Era la moglie del bomber di Italia ‘90. Era il simbolo ideale per rappresentare l’invidiata fortuna di diventare qualcuno pur essendo nessuno. Era la moglie di Totò Schillaci.
Oggi è alle prese con un’intricata vicenda giudiziaria che rischia di strapparle la casa di via Evangelista di Blasi a Palermo. Per protestare contro un provvedimento che ritiene ingiusto, ha minacciato di suicidarsi due volte. La disperazione non si recensisce, si rispetta. Tuttavia c’è qualcosa, in tutta la vicenda della signora Bonaccorso, che ci induce a riflettere sui corto circuiti delle nostre esistenze. Dai vicoli del Cep ai salotti della Torino tutta calcio e industria pareva un biglietto di sola andata. Si sa come va coi calciatori, specialmente coi fuoriclasse: anche dopo che l’ultima partita è finita c’è sempre una nuova avventura in cui imbarcarsi. Insomma è difficile uscire dal giro di quelli che contano. E invece lei si è ritrovata sola. Questione di scelte. La separazione tempestosa dal marito, il rientro a Palermo coi figli, il confronto con una vita ordinaria l’hanno inscatolata nel ruolo di “ex moglie di Totò Schillaci”. Un ruolo che pochi le invidiano, non per Totò naturalmente, che è un ricordo a inchiostro simpatico, ma per il rimando presente a un eterno passato. È in quanto ex che Rita Bonaccorso si è trovata nei guai. Da ex moglie-immagine, viene coinvolta in quanto “socia apparente” di una gioielleria torinese che poi finisce nella polvere di fallimenti, finte rapine e gran corredo di loschi movimenti. Da ex moglie si imbarca in una vicenda giudiziaria che solo di avvocati macina un centinaio di migliaia di euro. E indovinate chi paga? La stessa persona che la difende a spada tratta: “Spero davvero che ci sia un giudice in Cassazione che capisca questa situazione assurda(…)”, dice Totò, fuoriclasse anche senza il pallone.
Le “notti magiche” sono il sogno di un Mondiale che ci consegnò un terzo posto e una Palermo ridisegnata con opere che, alla fine, interessarono più i magistrati che gli urbanisti. Le notti in bianco a casa Bonaccorso sono l’incubo frutto di un misterioso cocktail di ingiustizia e imprudenza. Chissà, forse l’ingiusto prezzo da pagare quando ci si trova a rappresentare l’invidiata fortuna di diventare qualcuno pur essendo nessuno.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *