Da un’impolverata cassetta di vecchie foto, l’altro giorno, è saltata fuori quest’immagine.
Estate 1978, finale incandescente dell’annuale partita padri contro figli, intervento del sottoscritto (terzino destro) su un avversario (Vittorio Mistretta, centrocampista, papà di tre miei amici d’infanzia e, soprattutto, organizzatore e sponsor dell’evento), dure contestazioni (era fallo? ovviamente no) e alla fine la partita finisce in parità. Questa foto per quei padri e quei figli è sempre stata un simbolo generazionale. Il ragazzino che fa lo sgambetto all’adulto, l’allegro cinismo dello sport, ostacolo superato e via al prossimo dribbling: ingredienti di cui sono fatti i bei ricordi che ci rimandano alle semplici avventure domestiche di quegli anni. Tutto era più facile senza arnesi elettronici che ci facilitavano la vita, tutto era più immediato senza distrazioni artificiali. Si giocava e nel mentre non si faceva altro, pensate un po’.
La partita padri contro figli era un evento che si aspettava per un anno. Ci si preparava a lungo, rimaneggiando le formazioni, imbastendo strategie che non conoscevano regolamenti (una volta i padri si ritrovarono in 13 a giocare contemporaneamente), coltivando il gusto irresistibile per la risata fragorosa. Finiva sempre alla stessa maniera: tutti in pizzeria, mai meno di una sessantina dato che ogni giocatore aveva il suo pubblico di amici e parenti. Sudati e alcuni anche sanguinanti (i campetti da calcio a quei tempi non conoscevano erba) ci si strafogava sino a tarda notte di pizza, coca cola e commenti sulla partita. Era il nostro terzo tempo, e volevamo che non finisse mai.
La scorsa settimana ho incontrato il signore di questa foto, oggi è un arzillo anziano dallo sguardo vispo e il sorriso perenne. Non ci vedevamo da decenni. La prima cosa che mi ha chiesto è stata: ma quella foto del fallaccio ce l’hai ancora?
Certo Vittorio, eccola. Ero sulla palla, non c’era fallo.
…oltre allo scontro generazionale e ai simboli che questa immagine riesce bene a evocare, salta anche agli occhi la zazzera del giovane terzino fermata con una fascia modello Bjorn Borg!
Il fallo l’arbitro lo fischio’…..e noi tutti a protestare, avevano sempre ragione loro, e non poteva essere diverso nel rispetto della differenza anagrafica.Grazie Gery, mi sono emozionato!