L’altro giorno, parlando in un seminario dell’ordine dei giornalisti, raccontavo come il web non possa essere ignorato da chi fa questo mestiere. I nuovi linguaggi, le nuove tecnologie, i nuovi supporti sono determinanti per chi scrive, racconta, testimonia.
Immaginare un lavoro come il mio senza il web è come pedalare con ruote quadrate: si può fare, al limite, ma lo sforzo è inutile.
Mentre parlavo pensavo a questo blog, che in questi giorni compie otto anni. E pensavo a quanta vita è passata da quando scrissi il primo, incerto, post.
Se è vero che noi siamo quel che siamo stati, è anche vero che essere soddisfatti di ciò che si fa non vuol dire aver inanellato nel tempo una soddisfazione dopo l’altra. In queste pagine, che ogni tanto mi capita di sfogliare, c’è però il meglio del web, nel senso che c’è il lato migliore di quello che il web sa offrire in senso generico. C’è la voglia di condivisione, c’è quel pizzico di autoreferenzialità che aggiunge pepe alle discussioni, c’è la voglia di imparare, c’è l’incazzatura populista e c’è la risata grassa, c’è molto di noi e c’è poco di chi non ci interessa, c’è la certezza e c’è l’illusione, c’è la scelta sbagliata e c’è l’umana vendetta, c’è il perdono e c’è il cazzeggio. C’è soprattutto la curiosità.
Mi sono chiesto più volte come sarebbe stata la mia vita se in quella pigra domenica di otto anni fa non avessi smanettato su blogspot per dar vita a questo blog. E mi sono risposto puntualmente: peggiore. Non sto qui a spiegare il perché, anche se è intuibile dalle prime righe di questo post. Aggiungo solo che per cercare di essere migliori bisogna frequentare persone migliori e in tal senso non immaginate quanto, queste pagine mi abbiano aiutato.
Quindi, ancora una volta, grazie, grazie, grazie.