Quella voce lì la conosco, è di un povero ragazzo frustrato che deve dire che ha sentito una cosa che non ha sentito per 10 euro a pezzo. È uno sfruttato, si tratta di apprendisti giornalisti.
L’attacco di Beppe Grillo al giornalista Vasco Pirri è la cartina al tornasole della difficoltà di un comico che si è fatto leader di un movimento politico.
Chi conosce Vasco e le sue scelte professionali difficili, nel segno di un’onestà che è intellettuale e oggettiva, sa che le parole di Grillo sono ingiuste. Chi non lo conosce non può che ritenere insensato l’attacco di un neo-leader di partito nei confronti di un professionista che per sbarcare il lunario deve macinare articoli su articoli, consumare suole delle scarpe, rompersi le palle dalla mattina alla sera con surrogati di notizie e veline insopportabili.
Ora quali sono i concetti che Grillo vuole introdurre in un’Italia sciagurata che ormai pende dalle sue labbra? Che se uno guadagna 10 euro a pezzo è un reietto mentre se ne guadagna 1.000 è un genio? Che se uno ha la sciagura di essere sfruttato (non è il caso di Vasco Pirri, naturalmente) diventa automaticamente un lavoratore di serie B? Che l’ordine dei giornalisti deve rivolgersi al M5S per far transitare i giornalisti dal girone di apprendisti a quello di professionisti? Che un precario non è attendibile per questioni genetiche? Che se uno non ha i milioni di Grillo non merita stima?
Un Paese che dipende dagli umori di uno come Beppe Grillo – al quale, lo ripeto e lo ripeterò sino allo sfinimento, ho dato fiducia alle elezioni – è un paese che deve imparare a fare autocritica, come il guru improvvisato al quale ha affidato il suo destino. Io provo a farla qui dicendo che non mi piace un movimento che non distingue i toni da campagna elettorale dalla razionalità delle esigenze istituzionali. Un movimento che non riesce a conciliare onestà e buona volontà con competenza e buon senso è la ruota sgonfia di un’automobile che voleva essere una Ferrari e che invece è un’utilitaria che non si stacca dal parcheggio. Quindi, fatta un’eccezione per i grillini di Sicilia che alla Regione hanno imboccato una via precisa senza i sofismi e gli svarioni dei colleghi che operano nella Capitale, è bene dar voce al timore maggiore: non vorrei che in Italia la follia dello strapotere passasse da un miliardario a un altro.
caro gery, su grillo e i suoi avevo già avuto modo di esprimere la mia diffidenza. questa sera ho potuto compiere un ulteriore passo avanti. dopo anni di accanita passione politica, di lettura attenta di qualsiasi articolo, di ascolto delle più disparate trasmissioni radiofoniche e televisive, getto la spugna.
dopo avere appreso che tra i nomi delle tanto attese ventilate eccellenze, di statura e esperienza superiore (a quanto pare gradite anche ai 5 stelle, che hanno storto ostinatamente il naso su tutto) c’è persino quagliariello, ho deciso di cercare di dedicare altrove la mia energia, o quello che ne rimane.
la nostra vita con tutti i suoi problemi reali e sempre più pressanti, la lettura di altro, il vino, il disegno, il potere staccare ogni tanto “l’ombra da terra”, l’infinita scuola dell’equitazione, e tutto il resto.
con tutto ciò, suppongo che, avendone l’opportunità, tornerò ancora a votare, ma nel frattempo spero di portare il mio cuore altrove.
c’è un limite a quanto si può sopportare, digerire e sognare.
Temo che la tua sia la scelta più giusta, cara Antonella.
concordo con l’autore in maniera piena ed incondizionata.
Tralasciando il fatto che Grillo da sempre scrive sul blog e sui libri contro i meccanismi del precariato e i suoi responsabili (anche se nel processo Grillo contro precari ne chiederei l’ammissione come prova) .
Ovviamente, ad ascoltare le dichiarazioni integrali ed a conoscere le posizioni più volte ribadite dal genovese, la critica era rivolta al sistema dell’informazione che a parole è contro il precariato, ma nei fatti sfrutta la condizione di precari frustrati (secondo l’opinione di Grillo) costringendoli a generare un overload di notizie, retroscena, dichiarazioni, smentite, contro smentite, attacchi, rettifiche, e tutto quello che sappiamo col solo fine di aumentare il volume di produzione, con tutti i limiti qualitativi che questo sistema comporta. Sarà un mio limite da non-giornalista (siamo in piena epoca del non-linguaggio, speriamo che questa non-moda finisca non-troppo tardi) ma tra i giornalisti che apprezzo e seguo, quando si tratta di fare scudo ad un collega non riesco mai a scorgere la linea di demarcazione, solitamente non-sottile in altri pseudo-giornalisti meno degni di considerazione, tra l’onestà intellettuale e la difesa corporativa e di interessi più o meno noti. Poi mi ricordo che siamo pur sempre in Italia, che le corporazioni le ha inventate e la cui filosofia imperante da secoli è: “oggi a lui, domani a me”.
La deriva berlusconiana di Grillo è inarrestabile……..
Ronin, ti assicuro – da giornalista che fa questo mestiere ormai da molti anni – che sono molto distante dalle difese corporative: se avrai la pazienza di spulciare in questo blog ne avrai la prova. E per quanto mi sforzi di leggere le intenzioni generali del discorso di Grillo, stavolta non ci trovo nulla di costruttivo. Solo una evidente e rovinosa caduta di stile.
Sono d’accordo con Ronin sul rendere giustizia alle battaglie di Grillo e ad evitare la trappola frammentaria dell’interpretazione. Ma difendo a spada tratta – più che tratta, puntata – lo stile di Gery lontano dal bieco corporativismo.
Saluti per tutti
Ah, caro Vix… se non ci fossi tu! Grazie sempre.
In realtà credo che abbiamo raggiunto il più alto livello del “puzzo umano” che il mio apparato “olfattivo” possa sopportare, sicchè vado via……. :(
Gery, non potrei certo mai contraddirti in queste pagine che, ormai da qualche anno, leggo sempre con attenzione e la tredipidante attesa di un nuovo post che non è mai banale ( ad es. l’ultimo sull’amicizia). Tuttavia per una spada tratta o spuntata vorrei avere la presunzione di spezzare una lancia a favore di Grillo e di M5S. La spinta mediatica subita da neoeletti in questo mese post-elezioni è stata assillante e enorme. Un’onda d’urto irresistibile per screditarli e per demonizzare il movimento, Grillo e Casaleggio. Ė a tutti noto che in campagna elettorale solo nell’ultima settimana i media si sono occupati dello Tsunami Tour di Grillo. Prima silenzio totale. Grillo, già dal primo Vday del 2007, ha sempre messo al centro le questioni dell’abolizione dell’ordine dei giornalisti, dei finanziamenti pubblici alla stampa, tutta, e ai partiti, tutti. Adesso è evidente che Grillo stia cercando di proteggere i neoeletti e il movimento dalla “furia” mediatica. Tra l’altro nel movimento è, e lo dice anche Vasco Pirri nell’intervista citata, il più esperto di comunicazione e gestione dei media. Insomma, credo che non dovremmo farci ingannare dai singoli episodi – anche perchè sono tutti abbastanza inesperti dei meccanismi della politica – e attendere ancora un pò per avere un quadro d’insieme. A me pare che stia già circolando nei media un’aria da pre-elezioni il cui intento sia quello di andare a scovare i primi delusi del M5S perchè alla fine creino un effetto contagio sugli altri. Stiamo attenti che l’offerta politica rimane poverissima e la sola seria alternativa potrebbe essere l’astensionismo. Alla fine, si deve ammettere che sono stati eletti i presidenti delle camere, quando tutti gridavano al possibile sfascio delle istituzioni. Bersani si è intestardito nel voler tentare di formare un governo quando anche nel suo partito molti non ci avrebbero scommesso un solo euro (per es. Renzi). Alla fine, Napolitano non sa più che pesci prendere e credo che sappia solo che se vuole andare al più presto per lasciare la questione al suo successore. Sono pronto a scommettere che prima del 25 aprile un nuovo Presidente della Repubblica verrà eletto e che Napolitano si sarà dimesso nelle ore successive per lasciare il campo libero. Allora, prima di bocciare Grillo – che tra l’altro non si è mai proposto per nessuna carica pubblica – il M5S e sottovalutare la possibilità di un cambiamento epocale, aspettiamo ancora qualche settimana. Gli italiani hanno aspettato vent’anni credendo nelle illusioni di B. potremo avere ancora un pò di pazienza e aspettare ancora qualche settimana?
Approfitto di questo spazio per segnalare una interessante lettura: “La democrazia senza partiti” di Adriano Olivetti pubblicato nel 1949. Costa solo 6 euro.