“Io ho il diabete. Non mi offendo se qualcuno mi dice che sono malato, è la realtà. Bene, per quale motivo gli omosessuali si offendono se qualcuno, correttamente, parla di patologia?”.
Il criminologo e psichiatra Francesco Bruno prende il suo pregiudizio, ne fa una piaga e ci ficca dentro il dito pur di creare un caso.
Bruno è infatti un personaggio che vive di ospitate televisive, commenti salottieri, baggianate catodiche. Non è un polemista, ma un frutto di polemiche. Dove c’è una chiacchiera perduta, lì c’è lui appeso all’ultima sillaba prima della pausa pubblicitaria. Dove si discute di sangue e sesso, di prove e provini, lì c’è lui, strabordante di saccenza. Che siano crimini o frittelle, Bruno ha sempre una rincorsa pronta pur di spiccare il salto oltre l’asta della logica comune. E immancabilmente usa lo stesso metodo: prende un (pre)giudizio, ne fa una piaga e ci ficca dentro il dito.
Quel che ne scaturisce non è dolore, ma imbarazzo. Per lui, per le sue tesi paradossali, per un presenzialismo che sa di starlette inceronata. Ma questo Francesco Bruno non lo sa.
A prescindere, come diceva il principe De Curtis, che quando parla il criminologo Bruno si ascolta da solo, visto che la “panza” gli impedisce il normale sviluppo del tono della voce, a prescindere, dicevo, a me ha sempre dato l’impressione di una specie di Platinette che ha dimenticato di indossare la parrucca. Insomma di una persona che ha ridotto una professione seria, complessa e molto delicata in uno spettacolo miserabile.
senza parole!
mi viene da dire che si dovrebbe impedire a certa gente di parlare ma poi verrei accusata di voler censurare e questo non si può e non si deve fare.