Il peccato (poco) originale

A giocar con le parole, e ancor peggio con le metafore, si finisce per impantanarsi, soprattutto se non si hanno le idee chiare o se si vogliono confondere quelle altrui.
Secondo l’ex premier Silvio Berlusconi (che piacere scrivere l’ex premier!) Fini è stato il “peccato originale” della legislatura, cioè “la sua fronda ha minato un percorso che avrebbe dovuto essere costituente e invece” non ha costituito un tubo.
Evocare il peccato originale avrà avuto il suo bell’effetto in chi si accontenta di galleggiare sulla superficie dei fatti, magari perché è un elettore del Pdl e preferisce non confessarsi di aver puntato su un cavallo zoppo.
Ma se uno ci pensa un attimo, senza nemmeno dover scomodare la dottrina, questa metafora non c’entra proprio nulla con la scelta di Fini.
In generale, infatti, il peccato originale è identificato come quell’evento (vero o presunto, non ci imbarchiamo in queste diatribe) che ha separato l’uomo da Dio e che ci ha resi mortali.
Chi sarebbe Dio nella rappresentazione berlusconiana è facile intuirlo, e ciò basterebbe a far scattare l’allarme rosso del ridicolo.
Ma interroghiamoci: il giardino dell’Eden avrebbe dovuto essere l’Italia del Cavaliere? E il serpente chi sarà mai? Non certo qualcuno dell’odiata sinistra: lì, se proprio si vuole infierire con le metafore, non si va oltre le innocue lucertole.
Quanto al frutto proibito, la mela richiama più una messinscena del bunga bunga che una tragedia parlamentare, sebbene – secondo alcuni – la perdita dell’innocenza dopo il primo peccato dell’umanità abbia avuto effetti sulla considerazione della sessualità, vista per secoli con vergogna. Ma, ci potremmo giurare, non è questo il nostro caso. Anzi, il frutto proibito potrebbe essere un’idea per la prossima performance della Minetti. Buttiamo uno slogan così, a braccio: una mela al giorno toglie i pm di torno.
Insomma, comunque la si giri questa storia del peccato originale di Fini è una delle solite panzane dell’ex premier (ex, mmmh!).
Su Wikipedia c’è una bella frase di Papa Innocenzo III che mi sembra adeguata a chiudere l’argomento: “Molte volte si è portati a pensare troppo al peccato originale, dimenticando l’originale innocenza”.
Quelli del Giornale si stanno chiedendo “chi è quest’Innocenzo?”. Forse preparano già un bel dossier avvelenato.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

5 commenti su “Il peccato (poco) originale”

  1. A proposito di dossier credo si possa affermare, senza ombra di smentite, che i pennivendoli del Giornale stanno facendo carte false e rimestando in ogni dove, per trovare sozzerie da scaraventare addosso a Monti.
    Posso offrirgli un’anteprima succulenta: all’età di sette anni il futuro economista bocconiano, in un impeto d’ira, spezzo la matita del suo compagno di banco. Poi però, subito pentito, gli regalò la sua merenda.

  2. @ D’Artagnan: assolutamente d’accordo. Infatti, per sconfiggere il cancro (anni di malattia) non basta l’estirpazione per via chirurgica. Occorrono mesi di chemio ed abbondanti dosi di radio terapia compresi, purtroppo, gli inevitabili effetti collaterali.

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