Il perdono impossibile

Il pentito Gaspare Spatuzza chiede perdono per il più atroce degli atroci delitti di Cosa Nostra: l’uccisione di un bambino, Giuseppe Di Matteo. Non sono padre, non parlo quindi col cuore di genitore, però davanti alle belve che hanno tenuto sotto sequestro per 779 giorni un dodicenne e poi lo hanno strangolato e sciolto nell’acido, la parola perdono è proprio l’unica che non mi viene. E non sono il solo, per fortuna.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

2 commenti su “Il perdono impossibile”

  1. “Perdono” significa “dono che va oltre misura”. Per noi che misuriamo tutto, è logico che non può esservi, nemmeno per una spinta su un autobus o un tamponamento di auto, figuriamoci per queste atrocità. Il perdono è un cammino, è un punto di arrivo, un esercizio. Che probabilmente richiede anche un riferimento “altrove”. Chiedere al genitore di un ragazzo assassinato il giorno prima se perdona è la più tremenda idiozia di cui si macchiano quotidianamente alcuni giornalisti.
    E nemmeno, talvolta, dopo anni. La richiesta di perdono da parte di Spatuzza è legittima se fa parte di un percorso di conversione, e non di “pentimento” solo legale. Ed anche la risposta della madre del piccolo è legittima. Spatuzza può solo sperare di poter ripassare più tardi.

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