Se io gioco in una squadra è perché mi trovo bene in quella squadra. Magari il pubblico mi applaude pure, dopo aver pagato il biglietto.
Se io passo a un’altra squadra è perché mi hanno offerto di più, oppure perché in quell’altra mi trovo meglio. O ancora perché ha un pubblico migliore della prima.
Però non sto parlando di calcio.
Questo è quello che sta accadendo nella politica italiana. Con l’aggiunta di una sola, vergognosa, aggravante: i giocatori cambiano squadra mentre la partita è in corso.
Questa è una storia vecchia e vergognosa. Logico e dignitoso sarebbe dimettersi ed alle prossime elezioni presentarsi con il nuovo schieramento, ma come disse la bonanima del carissimo Cossiga, questo significherebbe ledere la libertà dei parlamentari, dimenticando che i deputati si chiamano così perchè noi li abbiamo deputati a rappresentarci e a noi devono dare conto e ragione. Ma siccome siamo in Italia, una volta che ci togliamo la camurrìa di andare a votare, il problema non è più nostro.
@Vincenzo
Purtroppo i parlamentari non “devono dare conto e ragione” all’elettore, dal momento vengono eletti “senza vincolo di mandato”. (art. 68 Costituzione)
http://it.wikipedia.org/wiki/Responsabilit%C3%A0_politica
Tuttavia esiste oggi un problema etico, forse non previsto dai Padri Costituenti, che Gery ha ben individuato.
Il 7 marzo 2008 a Ballarò, Calearo viene preso di mira dalla Santanchè, che lo definisce il simbolo dell’inciucio vivente tra Berlusconi e Veltroni.
10 10 10 , IO sono, io io io .
Mi devo preoccupare? ;-)
No fm, al contrario…
si può cambiare squadra perché si vuole prendere parte a competizioni più prestigiose, si vuole giocare la champions mentre,scopri, che la tua squadra punta solo alla salvezza
certo cambiare è sempre moralmente fastidioso,ma chi cambia? chi se ne va? o è la squadra a cambiare progetti e visioni di gioco?
solo il tempo lo dirà, oggi rimane il nostro fastidio, che nel caso del ribaltone al governo siciliano diventa disgusto.