La domanda scema

Nelle polemiche sul televoto di Sanremo e sull’utilità degli esercizi di democrazia diretta c’è da irrompere con una domanda scema: chi l’ha detto che sulle scelte prese a maggioranza non si deve sindacare?
Quando svaniranno i fumi dell’oppio politico che ammorbano questo Paese, che annebbiano lo sguardo davanti ai guasti del “gusto corrente”, che confondono la quantità con la qualità, forse si potranno ricominciare a valorizzare le nicchie, i penultimi, i cantori rauchi.
E finalmente si potrà affermare che l’arte non c’entra nulla con la sovranità popolare. Le penne, i pennelli, gli archi, le ugole, gli scalpelli torneranno a fare il loro mestiere: stupire, sgretolare il muro delle consuetudini, raccogliere i fischi di un pubblico libero.
Allora tornerà la domanda scema: chi l’aveva detto che sulle scelte prese a maggioranza non si deve sindacare?
Risposta: nessuno che sia ancora al suo posto.
Sarà un bel giorno.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

4 commenti su “La domanda scema”

  1. L’arte è di per sè minoritaria: quando diventa “nazionalpopolare” perde il suo mordente, in fondo la sua missione di provocatrice. Sono d’accordo con te. Penso al grande Caravaggio.

  2. A proposito della libertà di sindacare le scelte della sovranità popolare vi invito a leggere, se per caso vi è sfuggito, un piccolo saggio “La democrazia come violenza” scritto nel V secolo a.c., se non ricordo male, da un anonimo ateniese. L’anonimo in questo trattato dimostra come l’uguaglianza democratica cieca vigente in quel periodo ad Atene abbia leso la “libertà dei migliori”. Il nosro, ovviamente, appoggia e si augura un governo oligarchico ma nota, correttamente, come la democrazia “cieca” si traduce in “violenza del popolo” e “predominio della canaglia “

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *