Libri appassionanti

Acrilico su carta di Gianni Allegra (da "Il diario", 2006)
Acrilico su carta di Gianni Allegra (da "Il diario", 2006)

Ho appena finito di leggere “Uomini che odiano le donne” di Stieg Larsson e mi dispiace. Mi dispiace che il libro sia di sole 676 pagine, perché ne desideravo almeno altre cinquecento, tanto la storia è avvincente e ben costruita.
Sono sempre stato contrario all’uso di aggettivi quando si pronuncia (o si scrive, o addirittura si pensa) la parola arte. Alta, bassa, povera, colta, popolare e via modulando. Larsson, pur usando un linguaggio semplice che sembra esser stato studiato per i traduttori di mezzo mondo, costruisce un’opera di innegabile valore estetico che diverte e appassiona.
In un momento in cui, specialmente in Italia, abbondano i manifesti pseudo-idelogici imbottiti di cultura da Reader’s Digest (la cultura non celebra mai se stessa perché è la base di ogni celebrazione) è un piacere scoprire l’incanto di una vicenda narrata a meraviglia. Non so quanti di voi abbiano letto questo libro, però mi piacerebbe sapere se avete altri esempi da proporre. Libri che avete divorato, libri che vi dispiaceva abbandonare per colpa del sonno, libri di cui ricordate passi a memoria. Libri… mmmh, ci vorrebbe un aggettivo…  belli, ecco.

Aggiornamento. Rosa Maria Di Natale segnala quest’articolo, Giacomo Cacciatore invece propone di riflettere su questo.

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Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

55 commenti su “Libri appassionanti”

  1. Gery, c’è un racconto di nove pagine che mi ha lasciato un retrogusto di bellezza struggente: “Maschietti” di Rick Moody. L’ho letto anche in lingua originale, “Boys”. E’ un lavoro perfetto nella sua estrema essenzialità. Ringrazio la persona che me lo ha fatto conoscere praticamente ogni giorno.
    p.s.
    Per la cronaca si trova in Rick Moody, Racconti di demonologia, Bompiani.

  2. La fame di lettura (con conseguente astinenza che così ben descrivi) me l’ha sempre innescata Stephen King… Oggi non più come una volta, ma i primi… diciamo dieci romanzi rimangono per me dei vecchi amici ai quali guardo sempre con affetto e rispetto. E a proposito di distinzioni tra letteratura alta/bassa, mi sembra che King – non ho ancora letto Larsson, lo farò – sia un esempio significativo di scrittore che non ha mai avuto pretese di essere considerato un genio e, fatalmente, in alcuni casi, è entrato di diritto nella categoria . Credo che l’effetto “astinenza” sia determinato proprio da quello che dici, Gery: una bella storia. Personaggi robusti e vividi. Fatti e situazioni convincenti. In definitiva, grande rispetto per i lettori e un lavoraccio a livello di mestiere. Gli americani (e gli europei con il sale in zucca), con il loro robusto pragmatismo che investe anche l’arte – e non credo sia un ossimoro – ci hanno trasmesso un’importante lezione: si può essere creativi e generosi. Si può essere geniali senza alimentare il culto di se stessi. Concreti e affascinanti. Semplici, umili, ma veritieri e non per questo semplicistici. Il resto è fuffa, che il famoso tempo “gentiluomo” spazza via, come ha sempre fatto.
    King ha dichiarato di voler fare incidere sulla sua tomba più o meno questa frase: è importante soltanto la storia, non chi l’ha scritta. E nient’altro. Segniamocela e ricordiamocene ogni volta che cominciamo a scrivere o a leggere.

  3. Ho sempre letto. Leggere per me è come una droga. Sono sempre alla ricerca del libro che mi cambierà la vita.

    Gli ultimissimi:
    “Prima che venga la notte” di Camille De Peretti, – Frassinelli – L’autrice (molto carina) ha meno di 30 anni. E’ un’immensa riflessione ironica ambientata in una casa di riposo dove si incrociano storie.
    “La donna del ritratto” di Javier Cercas – Guanda. Lui trasuda saccenza. Personaggi “vivi”
    In borsa tengo “Il senso della pace” . Un’intervista ad Amoz Oz. Un piccolo libro dove, tra le altre cose dice:
    “Vede, se io credessi nell’esistenza del Messia, mi piacerebbe pensare che arriverebbe ridendo e raccontando barzellette. Penso che l’umorismo sia la migliore forma di redenzione che esista. L’umorismo è la migliore forma contro il fanatismo e l’odio. L’ironia, e soprattutto la capacità di ridere di noi stessi. Se dovessi basare le relazioni universali tra gli esseri umani su qualcosa di preciso, non sceglierei l’amore ma un minerale diverso e più prezioso: l’ironia e l’autoironia”.

  4. Normalmente tutti i libri che leggo mi appassionanno.
    Ricordo con una certa tenerezza ( e le macchie di marmellata sulle pagine lo testimoniano)
    ” Capitan Fracassa”.
    Forse una preferenza la darei ai libri di Jorge Amado, su tutti Santa Barbara dei Fulmini e Teresa Batista stanca di guerra.
    Tra gli italiani, ” La Storia” di Elsa Morante.
    Ricordo ancora la sensazione di vuoto e dolore che ho avvertito quando l’ho terminato.

  5. Anch’io come il cacciatorino ho provato questo senso di dipendenza per Stephen King, in particolare per “it” e “l’ombra dello scorpione”. Il primo l’ho letto durante un viaggio di 25 giorni in giro per l’Egitto. Ricordo spostamenti su mezzi improbabili ed io sempre lì, attaccata a quel tomo di più di mille pagine, tanto che una guida, vedendomi trascinare questo libro in ogni dove, mi chiese: “is it a dictionary?”

    Ma prima sono venuti i classici. Flaubert, Maupassant, Jane Austen, le sorelle Bronte, Colette e Lawrence. Tutti letti con quel piacevolissimo… panico che sentivo avvicinarsi alle ultime pagine.

  6. Ho appena finito di leggere “il giro del mondo in 80 giorni”
    Mi ha divertita e appassionata ancora più che da bambina.

    Cercasi un Phileas Fogg disperatamente!!!

    Ps:Gery,ho da questa estate sul comodino il “patatone” di Stieg Larson, sono arrivata a leggerne 40 pagine, mi sono fermata a venerdì 20 dicembre, chissà perchè non mi aveva presa, però leggendo il tuo commento mi è tornata la curiosità di proseguire.

  7. @ faguni – A me l’ha regalato un’amica grande lettrice. E’ impilato nei “da leggere”. Mai andata oltre le 30 pagine. Adesso,grazie a questo post, non vedo l’ora di andare a casa e aprirlo di nuovo.

  8. @contessa: di King ne ho un prossimo da consigliarle, dopo Larsson: “la zona morta”. Me lo sono ricordato perché ne ho un’edizione originale americana in paperback qui, sulla scrivania. Comprato a piazza Marina, in mezzo a posacenere di guscio d’ostrica e torce al laser cinesi. Quando si dice che le buone storie non hanno confini.

  9. Concordo con la Contessa: molti dei libri che avrei voluto non finissero mai sono tra i classici, per me soprattutto inglesi e angloamericani. A quelli già citati dalla Contessa aggiungo Richardson, Thackeray, Defoe, Wilde, James, Swift. Straordinari, sempre e comunque. Di questi e altri autori ho letto tutto o quasi tutto l’esistente. Magari rinascessero e riprendessero a scrivere… Per consolarmi, di tanto in tanto li rileggo. Leggo, ovviamente, pure narrativa moderna e contemporanea, ma mi duole dire che – anche tra gli autori più recenti che amo – nessuno regge il confronto con questi geni assoluti. Hanno una densità, una raffinatezza e un’intramontabilità (mi si passi il termine) che non vedo ai nostri giorni.

  10. Non so voi, ma io ho un rapporto quasi sensuale con certe edizioni di libri. Impazzisco per quelli americani, da aeroporto, piccoli, compatti, con carta da pagina quasi grigiastra e le pieghe bianche che si formano sulla copertina, spesso velata da una sottile pellicola che con gli anni comincia a staccarsi… Oppure per quei libroni con le pagine lucide, ben protette dalla copertina cartonata come in uno scrigno, e che, dischiusi, profumano per decenni di buona tipografia…

  11. Però tra i libri recenti che non riuscivo a mollare voglio citare “Ti prendo e ti porto via” di Ammaniti. E anche “Io non ho paura”.

    @faguni: anch’io sto facendo un tuffo nell’infanzia, al momento. Sto finendo “Ventimila leghe sotto i mari”.

  12. @cacciatorino: io detesto i cartonati, soprattutto quando li leggo a letto.

  13. Decisamente affezionata da tanto tempo ad Italo Calvino. Per diversi motivi il barone rampante è ilmio preferito. Limpido,tenero, malinconico.

  14. Certo i classici sono classici per carità, ma a me piace molto la letteratura moderna. Penso che questo mondo, questa società, l’evoluzione e le tante cose che ci circondano siano in grado d’offire ispirazioni e storie molto più intense. Per il resto penso che valga la pena leggere (e avere) un libro anche per una pagina, per una frase, per un concetto.

  15. La marmellata di Fabio mi fa venire in mente quanto sia bello leggere – mangiare – bere.

    E a proposito di libri ho appena ricevuto una mail da modus vivendi che vede protagonista il Cacciatore…
    Basta, ora “m’acqueto”… promesso

  16. Già che ci sono, merita attenzione non perchè bello: psicopatologia della vita quotidiana di Freud. Illuminante.

  17. Ragazze, grazie per gli aggettivi che coccolano il mio ego!
    Se un romanzo mi appassiona moltissimo ricordo anche le circostanze in cui lo lessi. “Il giorno dello sciacallo” (412 pagine di autentico godimento) nell’estate del 2003 in vacanza a Sa Vito Lo capo. Dopo pranzo, un paio di orette al giorno in attesa di poter andare in spiaggia in bici. E “Riti di morte” di Alicia Gimenz-Bartlett, nel giugno del 2004, durante gli europei dello sputo di Totti. Ero a Donnalucata per una breve vacanza. Pioveva a dirotto. Tanto che decisi al quarto giorno di diluvio di spostarmi più a ad est per andare a fare il bagno a Vendicari: sole e manco una goccia di pioggerellina. Scoprii casualemte la Bartlett: era un libro (di cui avevo sentito parlare bene ma distrattamente) che intendevo regalare ad un amico. Non fu possibile e restò confezionato più di un anno: decisi allora di spacchettarlo. Una meraviglia. Ma ricordo anche la lettura de “Lo straniero” che mi tolse il respiro: ero poco pià adolescente. E da adolescente “Il gattopardo”. Nell’agosto del 2007 a Praga al Lettera al padre di Kafka: il libro giusto al momento giusto nel luogo giusto.

  18. Aggiungo una S al fu Larsson,intanto.

    @Cinzia: penso che ti piacerà perchè c’è un tipo di ironia sottile e leggera che in te ho colto,.
    E poi è un viaggio interiore e letterario straordinario, curatissimo nelle annotazioni scientifiche e che ci descrive il vaiggiatore come colui che riporta in patria un pezzo di un universo così come lo ha conosciuto
    conservandone la memoria.

    @Raffaella:Ricordo ancora le fossette di Kirk Douglas… mi colpirono più del polpo gigante!
    Non ho letto il romanzo, quando lo hai finito magari lascia un commento.
    Grazie.

  19. @faguni: volentieri, commenterò il libro.

    @cinzia: non credo che i classici dicano meno sul nostro presente rispetto ai libri moderni. Non parlano di bioetica, di ogm o di Berlusconi, ma per il resto dicono tutto, e da molto tempo prima.

  20. Nel mio post di poco fa c’è uno strano “pià” che è meglio leggere “più che”.

  21. Voglio spendere una parola anche su un argomento che a qualcuno sembrerà bacucco: tanti libri che bisogna strapparmi dalle mani sono quelli di poesia. Kavafis e John Donne (in buone traduzioni) su tutti. E la poesia di oggi, tranne rarissime eccezioni, la trovo orrenda.

  22. Ho trovato appassionante rileggere L’Isola del Tesoro. Terminato “Il giorno dello sciacallo” (estate 2003) ci voleva un capolavoro che non mi facesse rimpiangere il romanzone di Forsyth.

  23. E’ probabile che io mi ripeta perchè credo di avere già scritto qualcosa di entusiasmante su questi testi, ma ancora non sono riuscita a trovarne di altrettanto magici ed importanti…
    “La recita di Bo,lzano”, di Sandor Marai,
    “Romanzo Civile” di Giuliana Saladino
    e, per un omaggio a una persona alla quale, pur se solo idealmente, sono stata vicina,
    “Lasciatemi morire” di Pier Giorgio Welby.

  24. sono d’accordo con il padrone di casa, con il cacciatorino e la contessa. larsson e king: maestri nel tenerti incollato alle pagine, senza alcuna pretesa di fare alta letteratura e quindi, proprio per questo, facendola.
    e non cambiando i nomi: che mi dite del bellissimo “la vera storia del pirata long john silver” di bjorn larsson?

  25. Abbattiamo, assolutamente d’accordo con lei, sulla poesia. Per me è una specie di porto sicuro dove riparare ogni tanto. Keats, Wordsworth, Whitman, Salinas… E i sonetti di Shakespeare!

  26. Tutto Arturo Perez Reverte, quasi tutto insomma. Belle trame, personaggi cazzuti, adrenalina, esoterismo, misteri, amore. Che scorpacciata!

  27. D’accordo su Perez Reverte, su King (anche se non ho letto moltissimo), su Forsyte, su Calvino, su Ammaniti, sulla frase di Oz. Credo che di alcuni di questi scrittori abbiamo già parlato.
    La poesia non riesce a coinvolgermi e non capisco perché: la “centrale operativa” del mio cervello non ha addetti in tal senso. Bjorn Larsson non mi è capitato di leggerlo: vorrei saperne di più…

  28. Caro Gery, leggi “La ballata del carcere di Reading”, che se non ricordo male hai comprato di recente. E’ poesia anche quella. Poi mi dirai. Scommetto che nel tuo cervello nascerà un addetto.

  29. E, mettendo da parte l’amicizia, vorrei aggiungere “Figlio di vetro” di Giacomo Cacciatore. E’ una storia bella, originale, costruita in modo magistrale. L’ultima pagina la ricordo quasi tutta a memoria e fa concorrenza all’ultima pagina di “Ti prendo e ti porto via”.

  30. Consiglio a tutti, tra i moderni, lo sconvolgente e bellissimo “L’avversario” di Emmanuel Carrère, che mi ha regalato di recente un amico e che ho divorato in due ore.

  31. Quasi un OT: consiglio a Silvia, permettendomi di farlo pure a nome di Gery e del Cacciatorino, di leggere finalmente quel manoscritto che lei sa. Ma, Silvietta cara, ti voglio molto bene anche se non lo leggi.

  32. Mi piace Ammaniti del Io non ho paura, Sandor Marai della recita di Bolzano, ma ancor di più de Le Braci. Domani nella battaglia pensa a me di X. Marias resta uno dei miei preferiti. Da ragazzina ho divorato il ritratto di Dorian Gray e successivamente il De profundis con vera commozione. E poi ancora che tu sia per me il coltello di Grossman,Figlio di vetro, le poesie di Salinas, Sorella di Lodoli, per me ciascuno a suo modo appassionante. Il librone di Larsson mi incuriosiva per il titolo ma mi spaventava per la mole. Il vostro invito alla lettura è convincente, proverò.
    @Raffaella: ho visto il film L’avversario tratto dal romanzo con in bravissimo Daniel Autiel, bellissimo.
    @gianni allegra: complimenti per l’illustrazione

  33. Ma tra i grandi romanzi (non ortodossi) non trascurerei certamente “Una ballata del mare salato” del grandissimo Hugo Pratt. Un graphic novel, o se preferite, un romanzo a fumetti, il cui respiro è quello dell’oceano, tra Stevenson, Conrad e Salgari.

  34. Certo, mi è piaciuto moltissimo “Figlio di vetro”. Ne farei un film (se fossi regista) o un graphic novel: se solo un editore lo desiderasse.

  35. @gianni: a proposito di graphic novel, un paio di settimane fa ho letto “La mia vita disegnata male” di Gipi. Mi è piaciuto tutto moltissimo: storia e illustrazioni. Se non ce l’hai, te lo consiglio.

  36. @gery: grazie per questo blog. E’ molto rilassante, mentre lavoro, fare ogni tanto una capatina qui e trovare sempre argomenti interessanti e conversatori di livello. Oggi forse di capatine ne ho fatte anche troppe, anzi. Quasi a rischio d’invadenza. Ma tu sai bene che ogni tanto mi lascio sopraffare dalla “scrivite”.

  37. Cara Raffaella, mi sono appena accorta di averla “confusa” con Abbattiamo nel commento precedente. Pardon!

  38. Cara Raffaella, come ho già scritto in passato, se questo blog risulta interessante è perché è fatto coi contributi di persone interessanti. Io mi limito a dare il “la”, il concerto è tutto merito vostro. Quindi grazie a te. A voi tutti.

  39. A proposito di libri io che non sono addetto ai lavori ma un semplice appassionato della buona lettura mi sono un po’ fatto guidare dalla pagina letteraria della Stampa.Da oggi mi basta seguirvi con attenzione,pero’ datemi almeno un mese di tempo per aggiornarmi e poi riprendiamo con i consigli.intano grazie per avermi allargato gli orizzonti.

  40. @ maestro Gery & tutti: Ragazzi, così arrossisco… Bellissimo post, e non lo dico per le vostre generosissime attenzioni.
    @gianni: quanto mi piacerebbe una graphic novel… parliamone. Però il mio primo sarebbe ancora più adatto. Sullo “Straniero”, simili folgorazioni: era estate, non dimenticherò mai la descrizione sulla spiaggia. Anche “La peste”, però… il momento in cui il portiere schiaccia il topo e lo descrive come “una massa elastica sotto il tacco”… o giù di lì… Meraviglia.

  41. Concordo anche su Gipi. Ho riso sonoramente fin dalla prima tavola. Non mi accadeva da anni con un fumetto. Un piccolo capolavoro.

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