Appunti di Natale e scusate il ritardo (per riprendermi c’è voluto tempo).
Si chiama Domenico Torta. Ha 79 anni, occhi piccoli e appuntiti, baffi neri, capelli lunghi e codino. E’ mio padre, ma non gli assomiglio per niente. Prendete una tunica nera, mettetegliela e avrete un inquisitore, di quelli che mandavano le streghe al rogo.
Come ogni Natale sono qui a casa sua, seduto davanti a lui, per il solito pranzo a cui non rinuncerei per niente al mondo perché ogni anno, da quando ne ho compiuti 15, aggiunge una riga al suo testamento. Il mio è vero affetto. Finita la parte dove mi ha lasciato la casa, siamo arrivati alla riga dove sta indicando me – e solo me – unico figlio devoto, erede della villetta di Pantelleria. L’anno scorso la riga si è interrotta a “Pant… “.
Io non potrei fare più a meno di questa festa – specchio, in cui guardo gli altri e mi guardo. Guardo soprattutto la badante rumena di mio padre, 30 anni, che ha il sedere più maestoso d’Europa, isole comprese. Si chiama Julia. L’ho già castigata: l’anno scorso, sempre a Natale. Ora è incinta, e il fatto che porti in grembo un figlio non mio è la dimostrazione che Dio esiste e merita tutto il mio rispetto.
Siamo seduti a tavola. C’è anche quella simpaticona della mia ex moglie che ha fatto qualcosa al labbro superiore. Non ha più le sue micro rughe, testimonianza imperitura della sua maestria nel chiudere e aprire la bocca: e non solo per parlare.
Regali. A me arrivano quelli più brutti. Mentre io li faccio sempre “pensati”. Dalla mia segretaria – che mi conosce benissimo – alla quale do mille euro, una lista di nomi che si riduce sempre di più. E lei compra. Cose tipo questo massaggiatore da piedi per mio padre, che per un pelo non vomita solo guardandolo, e una trousse per la mia ex consorte che mi sta dando un pacchettino. Lo apro e che meraviglia! Un pezzo di sapone alla cannella. La bacio sulla guancia e lei mi sussurra “stronzo”. Poi do il regalo a mia figlia, una sciarpa viola. Non la scarta neanche e manda sms. Ma lei è mia figlia e so che mi vuole bene.
Ci siamo. Abbiamo mangiato il pandoro e mio padre estrae il testamento. “La villetta di Pantelleria la lascio a Julia e a suo figlio che poi è mio figlio. Nascerà tra 4 mesi. Se dovessi morire prima, per favore, non chiamatelo Roberto”.
Infatti si chiamerà Natale.
Bentornato, caro Torta! La trovo in forma. In effetti, mancava giusto un po’ del suo sano cinismo per iniziare il nuovo anno…
E ben gli sta
Tutta colpa del pandoro. L’anno prossimo riprovi col torrone…
Caro Rocco, noto che lei non ha ancora pensato al suo avatar? Peccato, però…
Ma, mi chiedo, e me lo chiedo rientrando oggi al lavoro dopo 10 giorni di vacanza e quindi con la gioia e l’entusiamo di un tacchino a Natale(tanto per rimanere in tema) lo spazio previsto per l’avatar sarà sufficiente per Rocco?
Ho un problema di copyright… Però ora chiedo se si può fare.
@Gery: capisco che questo non è un blog per vecchi per dirla con i Coen, ma facci avere un’iconcina già avaterizzata: ho messo a dura prova le mie scarsissime cognizioni informatiche e gli esiti purtroppo si vedono (ahimè)…
Il racconto di Torta mi affascina: ma non conoscendolo e frequentando da poco il sito non mi è chiaro se è frutto di fantasia, realtà o mix delle due.
Caro Torta, quando vorrà fare un altro regalo “pensato”, pensi a me. Mi vanno benissimo i mille euro che regala alla sua segretaria.
@gianni. Torta è un personaggio misterioso: https://www.gerypalazzotto.it/2008/01/08/elogio-del-sonno-solitario/
Torta, il suo racconto è delizioso, reale o inventato che sia.
Però questo “castigo” maschilista, un po’ mi delude…
E’ vero. Quella “castigata” mi pare in un certo senso una scorciatoia rispetto alla prosa ineccepibile del racconto…
delizioso torta. un poco amaro e gustosissimo.
ma il caro vecchietto, “cent’ann’i’salute”, non sarà eterno: perciò fregalo, sposa la culona e mettila a far le pulizie in quel conteso immobile isolano, mentre tu, con la scusa di portare il figl/fratellastro al mare te la godi al sole!
Caro Torta
Altro che rumena “castigata”!
E’ la Julia – accessoriata del suo maestoso b-side – che ha “castigato” lei “ammuccandosi” la villa pantesca!
Il racconto mi sembra delizioso e spero sia vero. Sa tanto di commedia all’italiana intinta nel curaro. le belle (s)famiglie raccontate da Monicelli, o Sordi che pota mammà all’ospizio raccomandando “trattatela come una regggginaaaaa!!!”. Ci sta bene perfino il maschilismo della “castigata”. A proposito, Torta è caruccio o se lo può filare solo uno scampolo d’umanità quale lui fa credere la badante col culo a cupola della Cattedrale?
Torta è bello. Si fidi.