Ora tutti addosso al giornalista Giampiero Amandola, il collega che ha detto in un servizio del tgr Piemonte: “I napoletani li riconosci dalla puzza”. Ed è facile massacrarlo perché nulla è più semplice che sparare su un bersaglio bene in vista. Questo Amandola è, incontrovertibilmente, di un’imbecillità professionale da record e, a parte uno sciagurato comunicato del cdr che cita la fretta come concausa dell’incidente (fretta di che? di montare un servizio di cazzate da prepartita?), impersona il totem dell’informazione pubblica in Italia: sciatta, senza controllo, data in mano a chi non ha i meriti. Perché, diciamolo, il suo non è un incidente di percorso, ma la prova evidente di un’imperizia da licenziamento.
Nel panorama dell’editoria italiana, alle prese con tagli spaventosi, la Rai è un eden. Chi vuole, lavora. Chi non vuole, sta da parte: c’è sempre una ricollocazione ad hoc. Chi non lecca, non cresce: infatti i migliori sono tutti messi da parte. Chi lecca, gode: infatti i peggiori sono sempre in video e sempre sorridenti. Basta accendere un qualsiasi tgr (di Tg1, Tg2 eccetera sappiamo fin troppo, lì siamo nell’Olimpo delle minchiate) per prendere le misure di un mondo irreale.
Quando lavoravo al giornale, coi miei colleghi ci divertivamo a misurare l’aderenza all’attualità del tgr del pomeriggio. Spesso nei titoli mancava la notizia principale che nel corso dell’edizione il conduttore introduceva immancabilmente così: “Una notizia appena giunta in redazione…”. Bastava dare un’occhiata alle agenzie e guardare l’orario: era almeno di un paio di ore prima.