Un estratto dall’articolo di oggi su la Repubblica.
Il sindaco di Messina Renato Accorinti lasciato fuori da Palazzo dei Normanni perché non ha la cravatta. Non ci poteva essere occasione migliore per raccontare in una sola immagine la capacità di adesione alla realtà di un’istituzione come l’Ars. (…) In una Regione che ha costruito sui formalismi ingiustizie quotidiane e disparità eterne, in una terra in cui l’abito non fa il monaco ma gli rende la vita più semplice, l’Ars si concede ancora l’ebrezza di ricordare al volgo che l’istituzione è sacra e che merita rispetto: se non hai la cravatta, pussa via pezzente. Questione di regole, del resto è risaputo che dalle nostre parti la tradizione ha il suo punto debole a nord della gola, in quanto si sostenta più di colletti inamidati che di facce pulite. E non saranno gli scandalucci dei vitalizi infiniti, dell’assoluta inoperosità di un’intera classe politica, dell’imbattibile primato per stipendi consulenze e indennità pubblici, dell’infinito inanellarsi di promesse zoppe, a rendere meno cruciale l’immagine del sindaco Accorinti che espone il collo come se mostrasse il cuore: qui, colpite qui. L’istituzione non ammette eccezioni perché altrimenti quell’immagine svanirebbe e con lei cadrebbe anche l’ultimo motivo per inventarsi una fiducia in certe regole iperuraniche. Quindi lasciamo le cose così: il sindaco fuori, gli onorevoli incravattati dentro, il mondo esterrefatto intorno. E se proprio dobbiamo fare una rivoluzione cambiamo accessorio d’abbigliamento: ad esempio è più grave stringere la cinghia che la cravatta.