Scio ergo sum

valdisere

Su Repubblica racconto brevemente la storia di Piano Battaglia e dei ragazzini che sognarono di diventare sciatori in Sicilia, che è un po’ come aspirare a diventare sommelier nel Sahara. Era la generazione dei Bica, dei D’amico, dei Galletti, degli Speciale, per far giustizia della cronaca. Era anche la mia generazione. 
Qui vi propongo la mia visione più personale.

Negli anni Settanta per noi sciatori in erba (in erba nel vero senso della parola, tenuto conto delle condizioni delle piste della Mufara) Piano Battaglia era evasione e invasione. Evasione dalle famiglie che ci consentivano, spesso incoscientemente, di partire da soli. Invasione dell’Ostello della Gioventù dove si dormiva in cuccette a tre livelli e ci si sfiniva di cioccolata e pigiama party.

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Ancora un po’ di cose mie

Mufara

Uno dei miei luoghi preferiti è il Monte Mufara, sulle Madonie.
Lungo le sue pendici sono cresciuto, io e molti coraggiosi sciatori siciliani (perché ci vuole coraggio a inseguire la neve in una terra come la nostra). Oggi è per me meta di una sorta di pellegrinaggio della memoria.
Finché avrò gambe e testa, sarò felice di scarpinare almeno una volta all’anno per quei due maledettissimi chilometri in salita, dal rifugio Marini sino alla cima del monte da cui quando eravamo piccoli ci gettavano giù con gli sci di legno.

piano battaglia mufara 2

Qualche settimana fa siamo andati lassù con due nostri amici. Anche Dani si è lasciata prendere dall’ebbrezza dell’asciuttezza selvaggia di quel luogo: un posto in cui non c’è quasi nulla, solo cielo, strapiombi e roccia.

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Giunti in cima, come sempre, io mi sono arrampicato su un pendio che conosco, trovando un incavo di pietra che conosco, godendo dello strapiombo che conosco e riempiendomi occhi e cuore della gioia che conosco.

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Tutto questo per dirvi che questo sabato da quelle parti hanno organizzato una passeggiata notturna sino alla Mufara. Si parte alle 21 dal rifugio Marini.