L’attimino fuggente
di Giacomo Cacciatore
Ho letto ieri su Repubblica Palermo che Philippe Daverio – consulente artistico ed esotico della giunta Cammarata – messo alle strette in merito al pasticcio dei tagli al festino di Santa Rosalia si è levato qualche sassolino dalle scarpe nei confronti dei palermitani. Non ho difficoltà a ribadire che il personaggio non mi sta simpatico. Tanto più mi stupisco di dovergli dare ragione su alcuni punti del suo sfogo pubblico.
Daverio, per esempio, afferma che “c’è una città parassitaria che pensa che l´assistenza sia un obbligo”.
Vero.
Aggiunge: “La maggior parte dei palermitani è simpaticissima, ma poi c’è una parte della città, rappresentata soprattutto da certi politici, fatta di parassiti. Infine c´è una grande assente, la società civile. Qui c’è solo il popolo”.
Vero.
Poi, in un faccia a faccia con un gruppo di lavoratori della Gesip che prospettava di non far muovere né carro né Santa in occasione del festino: “Se volete protestare saliteci sopra e distruggetelo, ma tanto non avete le palle”.
Più che vero. Da noi can che abbaia non morde. Specialmente se, alla fin fine, deve leccare la mano benevola del padrone.
Conclusione: Ma davvero sono un daveriano? Possibile, se non fosse per qualche punto che mi va di aggiungere a margine della ramanzina del farfallinato francese. Si tratta di semplici congetture.
Primo: a molti – forse ai più – sfuggono le ragioni della nomina di Daverio a consulente del comune di Palermo.
Secondo: a molti – forse ai più – sfuggono i risultati del lavoro di Daverio in veste di consulente.
Terzo: molti – forse i più – staranno magari pensando che quando si parla di parassiti che succhiano soldi della collettività senza ripagarla con un vantaggio, un bene o un servizio tangibile, la nazionalità e la cittadinanza poco importano. Cambia solo il modo di pronunciare la “erre”, ma la categoria zoologica è sempre quella.
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