Il destino degli uomini-sedia

L’articolo pubblicato su Repubblica Palermo.

Diciamoci la verità, il blitz contro gli assenteisti del Comune ci sorprende poco, dato che da sempre ville e palazzi comunali a Palermo sono popolati da queste creature-sedia spaparanzate al fresco di un albero o nel comodo di un atrio: proliferano solitamente a gruppi, ma anche i solitari fanno la loro figura. Per carità, ci sono alcuni loro colleghi che lavorano ma si tratta perlopiù di eccezioni che servono a mantenere in vita una regola. La cronaca ci dice che per molti di questi signori far finta di combinare qualcosa diventa tedioso: non lavorare stanca. E allora tutti al supermercato, o a casa, o a fare jogging dopo aver timbrato il cartellino. È così che saltano i numeri, che pianificare diventa impossibile, che la macchina si inceppa. Tanto più che quella che ha portato ieri a ventotto misure cautelari è un’inchiesta dell’estate del 2018. Tre anni fa. Tre anni in cui una giustizia lenta (è un’indagine blindata con telecamere nascoste e fatti ben documentati dalla Guardia di Finanza) ha involontariamente spalmato nel tempo gli effetti deleteri di condotte indecenti. Non è ozioso pensare che tempi più brevi nella chiusura del cerchio avrebbero potuto giovare non solo alla comunità, ma agli stessi colleghi onesti di quelli beccati con le mani nel sacco (o nel badge altrui). Infine una curiosità. Tra il personale coinvolto nell’operazione ci sono molti operai della Reset, la società che si occupa di manutenzione e cura del verde. La stessa società che qualche giorno fa ha costretto il Comune a impedire i matrimoni nel pomeriggio a Villa Trabia (e sposarsi lì di giorno significa infilarsi in una fornace) dato che il personale non basta per tirare fuori le sedie necessarie alla cerimonia: una nemesi per le creature-sedia.

Pre-conto

Il locale è bello, bello come una piazza di Palermo stipata di tavolini tra aiuole, selciato e auto che addentano il marciapiede.
Il conto un po’ meno.
Siamo a le Cremolose, uno dei luoghi culto della Palermo da trangugiare.
Ti distrai e loro tentano di farti pagare un panino sei euro e passa: riflettete, dodici mila lire per un panino. Manco fosse imbottito di platino e uranio impoverito (il famoso “panino atomico”, roba da fare invidia alle prime paninerie degli anni Ottanta).
Poi protesti e gli euro diventano tre e cinquanta (come da menu), e ti consoli perché se non fossi stato attento ti avrebbero fregato.
La soddisfazione dura poco, il tempo di rileggere con attenzione il conto. Paghi sulla base di uno scontrino che ti viene servito con solennità: carpetta di finto cuoio su piatto, con letto di tovagliolo. Se sei in serata sì ti va di sbirciare, scoprire che cercano di appiopparti qualcosa più del dovuto (vedi panino), accorgerti che quel foglietto non ha alcun valore fiscale.
Protesti alla cassa. Una figurante mezza cameriera e mezza contabile ti risponde che quello è il pre-conto. Tu ti incazzi e ribatti che del pre-conto te ne sbatti i pre-coglioni perché tu non paghi con pre-soldi e soprattutto le riveli che quel pre-pizzino hanno già cercato di rifilartelo altre volte e che tu glielo hai contestato perché non sei un pre-scemo.
A malapena e con qualche mugugno ti riducono del giusto il prezzo del panino (di cui sopra) e ti rilasciano finalmente uno scontrino fiscale.
Te ne vai con la soddisfazione di avere sventato una rapina.
Prendete appunti.
Le Cremolose
, piazza Alberico Gentili a Palermo: c’è materiale per la Guardia di Finanza e per qualche magistrato volenteroso.