Un estratto dall’articolo di oggi su la Repubblica.
È tutta una questione di malintesi. A cominciare dal soprannome. Nino u’ ballerino non balla, ma ancheggia quel tanto che basta a evitargli di versarsi la milza sui pantaloni. Del resto non sarebbe prudente sgambettare sulla sugna: anche se di terreni scivolosi, il celebre meusaro palermitano se ne intende. Così quando l’altro giorno i carabinieri lo hanno denunciato per furto di energia elettrica, perché aveva manomesso i contatori dell’Enel, lui dapprima ha chiesto scusa ai palermitani, poi ci ha pensato su e si è rimangiato tutto dicendo che ai palermitani non ha fatto proprio nulla di male. Un altro malinteso. Il furto e la denuncia sono cazzilli suoi, quel che conta è la valenza socio-economica del suo gesto a causa della “pressione fiscale che noi imprenditori non riusciamo più a sostenere”. Manomettere per resistere.
Anche quando lo invitarono al master di Management in Food and Beverage alla Bocconi, Nino (…) fu vittima di un fastidioso malinteso. I giornali parlarono di lezione universitaria, lo fecero addirittura salire in cattedra, mentre in realtà lui si limitò a presenziare a una conferenza in inglese sullo street food e sul modello palermitano che lui rappresentava, al termine della quale rispose a qualche domanda sorretto da un interprete. E soprattutto si mise a friggere nel bar dell’Università.
Anni fa si scoprì che aveva ceduto agli estortori fin quando non aveva rischiato di lasciarci le penne perché aveva deciso di cedere un po’ meno. Lì, per quel che si sa, non invocò nessun malinteso, ben conscio che il senso critico di Cosa nostra è pesante come un cappotto di cemento armato.
Friggitore da quattro generazioni, Nino u’ ballerino è riuscito persino a condire di metafisica la sua arte culinaria. Parlando del suo bisnonno, ha detto: “Credo nella reincarnazione”. Non si sa se con o senza formaggio.