Un estratto dall’articolo di oggi su la Repubblica.
Al quarantesimo chilometro l’atleta sfinito cerca di passare dall’ingresso di villa Niscemi non per sfizio, ma per regolamento. E infatti quello slalom tra bambini e signore che oziano tranquillamente sbarrandogli la strada, tra un commesso comunale sfumacchiante e una moto catarrosa che quasi lo investe, non lo fa per un capriccio domenicale. No, lui tenta di farsi largo perché quello è il suo percorso di gara, lui è un runner e sta correndo la maratona, anche se intorno nessuno se ne accorge. Eppure proprio davanti al cancello della villa c’è un grande cartello che testimonia che quello è il chilometro numero 40, il più faticoso, il più doloroso per un atleta che consuma suole, muscoli e adrenalina da 3 ore e mezza. Accade alla maratona di Palermo, una manifestazione che è ormai la magica sintesi di questa città: sole, voglia di (soprav)vivere e pessima organizzazione.
Dentro lo stadio delle Palme, dove c’è il traguardo, gioia e colori. Fuori, dove c’è la città, clacson e bestemmie. Continua a leggere L’imbarazzante maratona simbolo di una città