E’ di nuovo online da qualche giorno il portale del Turismo italiano, Italia.it. Il sito monster era scomparso dal web nel gennaio 2008, precisamente venerdì 18 verso ora di pranzo, dopo aver divorato una cinquantina di milioni per il progetto.
Ora il ministro Brambilla (fa sempre un certo effetto pronunciare questo cognome preceduto dalla parola “ ministro”) promette che il portalone farà il suo figurone. Intanto solo il sito, rimesso a nuovo, è costato circa cinque milioni di euro: ripeto, cinque milioni di euro. Molti di voi sono esperti del settore e potranno fornire una testimonianza sulla congruità della cifra.
A chi sono andati questi soldi?
Alla Aci Informatica, società per azioni di proprietà esclusiva dell’Aci, Automobil Club d’Italia, che è un ente pubblico.
Perché affidare la realizzazione del sito alla spa di un ente pubblico e non a un consorzio di imprese private?
O in alternativa: perché non far realizzare l’opera a qualche dipartimento ministeriale sottoutilizzato o a un gruppo universitario di ricerca?
Se dedicherete qualche prezioso minuto del vostro tempo all’esplorazione del portale vi accorgerete che era davvero difficile fare di peggio (fino a qualche giorno fa la Basilicata era al posto della Campania sulla cartina geografica).
“L’Italia è il Paese del cielo, del sole, del mare” scrive il premier Berlusconi nella home page. Un bello sforzo di fantasia, quel che ci vuole per raccattare turisti che arrivano dagli inferi, dalle caverne o dalle fogne di Calcutta.
Però mancano i mandolini…
Grazie a Davide Enia.