“Per queste ragioni sono obbligato a sospendere da gennaio ogni mio contributo”.
E’ questa l’unica frase che le Olgettine avranno capito della grottesca lettera che un Berlusconi in piena crisi di identità ha mandato loro per dire che non poteva più stipendiarle. Nell’esilarante inadeguatezza di quest’uomo – inadeguato come leader di governo, di partito, di famiglia, persino come condannato – c’è spazio per un’imbarazzante astrazione dalla realtà che lo rende ridicolo anche nelle occasioni più ordinarie. Come quando scrive una lettera, ad esempio. Nel suo comunicato a Marystelle Polanco, Iris Berardi e a diverse altre intellettuali con le quali imbastiva discussioni colte nelle famose cene eleganti, Berlusconi infatti si lancia, col monocorde linguaggio forzitalioto che fece la sua fortuna, in perigliose trattazioni dello stato della giustizia italiana preda di una “magistratura militante che fa un uso politico della giustizia per eliminare l’unico ostacolo che si è opposto e che si oppone alla definitiva presa del potere da parte della sinistra (della sinistra non parla più nemmeno la sinistra, lui invece persevera ndr)” e ragguaglia le signorine sul suo ricorso “alla Corte Europea di Strasburgo per correggere l’assurda e l’indegna sentenza del primo agosto (Mediaset Cassazione)”. Tutto ciò dopo un’omelia sul suo altruismo e sulla sua generosità dai quali scaturiscono quei benedetti assegni da 2.500 euro al mese versati alle succitate Olgettine. Ora, ve l’immaginate la ribollente passione civile di Barbara Faggioli nel leggere queste righe? O il baluginare dell’impeto politico di Barbara Guerra nel pesare le parole del vate di Arcore?