Il clan

Il maestro Giacomo Cacciatore mi ha onorato ieri con una bellissima citazione su Repubblica Palermo. Colgo l’occasione per ringraziarlo pubblicamente, anche se molti in questo blog sanno che siamo amici e che professionalmente ci stimiamo a vicenda. Certo, poi qualcuno ci accusa di fare clan, ma chi se ne frega…

Il mio amico Giovanni

le-5mila-lireUna banconota da cinquemila lire spezzata in due.
Venticinque anni fa.
Una parte a me, una parte al mio amico Giovanni Caminita. Lui partiva per l’Olanda, inseguiva il suo talento di musicista. Io restavo a Palermo, appendevo la chitarra al chiodo e inseguivo un altro mestiere.
Le due mezze banconote erano il simbolo di un’amicizia eterna.
La mia quota di ricordo cartaceo è andata smarrita non so come, non so quando.
La sua c’è ancora. Ieri me l’ha mandata via e-mail (la vedete sopra) per ricordarmi chi siamo stati e chi siamo ancora.
Confesso che mi sono scese due lacrime.
Grazie, caro Giovanni. Per aver preservato dalla distrazione anche la mia parte di affetto.

P.S.
Giovanni Caminita lavora in Olanda con Marco Borsato, che è un idolo delle folle del suo Paese. Ho a casa un dvd di un suo concerto che farebbe impallidire qualunque cantante italiano per arrangiamenti, coreografie e pubblico.

P.P.S.
Scusatemi per l’uso privatissimo di questo mezzo. Probabilmente chi di voi ha la fortuna di avere amici sinceri (e lontani) capirà.

Un povero Cristo

di Verbena

Al ginnasio ridacchiavamo di gusto: perché gli antichi erano così stupidi da credere che potessero esistere i semidei? Mi ero fatta una strana idea degli umani nati prima di Cristo. Li immaginavo decisamente inferiori, magari più bassi della media o con dei cervelli più piccoli. L’idea che gli uomini avessero creduto alla possibilità che un mortale fosse figlio di Zeus e di una donna in carne ed ossa, mi faceva impazzire.
Sfortunati questi antichi. Sfortunati due volte, pensavo, perché tremendamente ingenui e perché nati prima del Figlio, ignari del Battesimo purificante, costretti chissà per quanti millenni astrali a giacere nel limbo.
L’altro giorno pensavo alla Madre della nostra  Santa Chiesa, cattolica e apostolica. Anche lei fecondata da un Essere superiore, anche lei madre di un uomo dai superpoteri ma costretto a morire come un brigante qualunque. Non ho riso stavolta. Ho ripensato ai miei anni di preghiere, ai catechismi mandati giù a memoria, alle confessioni lunghe e mortificanti di bambina, e al distacco laico dell’età adulta.
Sono una credente pentita, come tanti altri.
Molti guardano la grotta e vedono un presepe. Io vedo una famiglia che non arriva a fine mese. Un padre anziano deriso da tutti perché la moglie lo avrà certamente tradito. Una casa senza riscaldamenti. E un bimbo che un giorno si accorgerà di essere un diverso.
Ecco, una cosa ci ho guadagnato dalla mia ribellione ad oggi: questo povero Cristo mi sta simpatico.
Se lo avessi conosciuto duemila anni fa sarebbe diventato amico mio.