Il mio aldilà

Non so se a voi capita mai di pensare a come sarà il vostro aldilà.
No, fermi: non cominciate a toccare ferro (o altro)! Non vi sto chiedendo di pensare alla morte, ma al “luogo” nel quale svernerete dopo aver lasciato la vita terrena.
Io ad esempio so dove andrò a finire.
E’ un posto che non è né inferno, né paradiso e nemmeno quella mezza cosa del purgatorio. E’ una montagna come Monte Pellegrino, che i palermitani conoscono bene (gli altri si possono documentare qua).
Una volta abbandonato il mio corpo, osserverò il mondo dai tornanti della strada che si arrampica sulle pendici del monte. Raccoglierò le cartacce che certe anime non proprio candide hanno lasciato dopo il picnic del fine settimana. Farò jogging in pineta la mattina presto e prenderò il sole su un prato incolto. Passando dalle gallerie farò finta di non vedere i diavolacci che dentro le loro auto parcheggiate s’intrattengono con le signorine diavolesse. Mangerò tutte le schifezze che voglio, tanto il corpo l’ho lasciato sottoterra. E la sera, su una sedia a sdraio e con un paio di Ceres accanto, mi godrò il cielo visto da vicino. Sperando che là sotto, nella città dei vivi, la gente si comporti meglio possibile: in vita ho sempre odiato la calca e il traffico, e nel mio aldilà non vorrei sovraffollamento.