Comportatevi bene, mi raccomando.
Categoria: certezze
La geisha
Come da definizione ho vestito i panni di una “giovane donna giapponese istruita nella musica, nella danza e nell’arte del tè ed addetta a intrattenere gli uomini ospiti di conviti privati o pubblici”. Ora, in questa frase ci sono vari indizi che vi mettono sulla strada del travestimento carnevalesco. Innanzitutto la parola “giovane”, ancor più che “donna”: il trucco fa miracoli, ma le rughe per fortuna non mentono. Passi per “l’istruita nella musica”, ma la danza… Chi mi ha mai visto ballare ha conoscenza diretta dell’astrattismo legnoso, quell’orientamento artistico che accomuna esseri umani e bastoni di scopa. Quanto “all’arte del tè”, la cosa che intingo con maggiore disinvoltura nell’acqua è una compressa di Alka-Seltzer. L’unica verità è che ho intrattenuto “uomini ospiti di convitti privati e pubblici”, e non solo: chiunque (tra maschi, femmine e altro) mi abbia visto per strada, al ristorante, nella calca di una festa mi ha guardato con orrore, fotografato, abbordato, deriso, palpato. Se questo non è intrattenere!
A tarda sera, quando sono tornato a casa, mi sono imbattuto in uno specchio e mi sono trovato davanti un androide mezzo Platinette e mezzo Gene Simmons dei Kiss. Ho ancora nelle orecchie le risate della mia compagna, vera artefice di tutto questo. Il suo travestimento? Da strega naturalmente.
La controfigura di Diliberto
Non sono mai stato tenero con Berlusconi. Del resto non mi piace il suo programma politico, non mi piacciono molti uomini del suo partito e della sua coalizione, non mi piace lui come persona.
Ma non mi fa schifo.
E anche se mi facesse schifo non lo direi, come invece ha fatto ieri il segretario dei Comunisti italiani Oliviero Diliberto.
Coi tempi che corrono, questo linguaggio va bandito dalla vita pubblica: lo scrivo a rischio di apparire bacchettone, ripetitivo o, ancor peggio, forzitalioto. Dire di un leader politico che fa schifo equivale a giudicarlo come persona abietta, ignobile, che merita biasimo e riprovazione. Vuol dire additarlo ed esporlo a giudizi che nulla hanno di politico e di civile. Viviamo in un paese dove la violenza non fa fatica a trovare giustificazione in una qualsiasi parola. Se, come dicono, Diliberto è uomo molto colto allora dovrebbe licenziare la sua controfigura.
Un bel posto
Un consiglio
Vi lascio con un consiglio: un libro. Si chiama “Figlio di vetro”, è scritto da Giacomo Cacciatore ed è pubblicato da Einaudi. Non voglio sbrodolare, dico solo che è un’opera che coniuga alla perfezione una grande invenzione letteraria con una scrittura importante. E’ un libro che graffia senza il rischio di infettare, induce alla riflessione senza ungersi di tesi precostituite: ho avuto l’onore di leggerlo in anteprima e vi assicuro che contiene uno dei finali più coinvolgenti che conosca. Questo blog non è una testata giornalistica e non ha pretese di autorevolezza (le due cose non sono necessariamente collegate, anzi!), però esibisce una garanzia di autenticità: perché ci sono una faccia, un nome e cognome, nessun paravento di nickname. Quindi il mio consiglio è come ogni post di questo blog: libero e ponderato. Buona lettura!
La fiducia nello Stato
Non posso che parlare bene di questo QG che ha il nome di molti investigatori, funzionari, agenti della polizia di Stato. Le forze dell’ordine sono un pilastro di un Paese che perde certezze a ogni soffio di vento. Dovremmo ricordarcelo ogni giorno.
Ottomila lire di pane
L’EURO CI HA RESI PIU’ POVERI. I PREZZI AL DETTAGLIO SONO RADDOPPIATI MENTRE I NOSTRI STIPENDI SONO STATI SEMPLICEMENTE TRADOTTI IN CIFRE EUROPEE, RIMANENDO INALTERATI.
Ok, ok… mi ricompongo e cerco di restar calmo fin quando non arrivo dal panettiere, al quale verso ogni giorno tre- quattro euro, sette-ottomila lire!
Pardon.
Buona giornata.
L’odore delle notizie
Su questo vorrei soffermarmi. Le notizie non hanno odore, anche quelle che ci irritano, che ci fanno scattare dalla sedia, che suscitano una risata o che ci annoiano. Le notizie sono ciò che accade intorno a noi. Sono certi giornalisti a stare fuori da ciò che accade intorno a noi. Sono quelli saccenti, quelli che ritengono di sapere sempre qualcosa in più rispetto a ciò che altri devono ancora raccontare. Sono quelli che si fanno, essi stessi, notizia. Sono incauti nel dare giudizi prima di aver finito di leggere (o di ascoltare) chi sa qualcosa più di loro e vendicativi con chi dimostra loro la fallacità della presunzione.
Silvio e Veronica possono aver fatto pace o imbastito una panzana politico-domestica alle nostre spalle. In ogni caso sempre notizia è, è stata, sarà.
Il male assoluto
Nel caso dei coniugi Romano ci si trova davanti a una violenza cieca che partorisce fredde esecuzioni, nella totale assenza di rimorso, nel buio di un obiettivo da raggiungere senza futuro. Questo è il male assoluto. Una spranga e un coltello da cucina che frantumano e tagliano senza la guida di una coscienza, anche la più lurida. Non c’è l’illusione di una speranza: i criminali si muovono per fini immediati, urgenti, soldi, potere, consento estorto. Gli assassini di Erba non cercavano alcun vantaggio mettendo in atto il loro piano. E’ come se fossero stati collocati nel mondo per darci un messaggio: contro il male assoluto perdono e vendetta a nulla valgono.