Rosalia e i suoi follower

Siamo un popolo che si ritiene salvo dalle conseguenze dei suoi misfatti solo compiendo un rito annuale: percorrere a piedi (senza manco un tempo stabilito) meno di quattro chilometri verso un santuario grossolanamente ignorato per 364 giorni all’anno, come la montagna su cui sorge.
Chiedere il massimo facendo il minimo è una comoda livella social: tutti insieme, politici, borghesi, poveracci, giovani, fedeli, scippatori, giornalisti svogliati, aspiranti influencer, candidati a qualcosa, vittime di qualcuno, scalzi, runner, biruote, soli, accompagnati, questuanti, insoddisfatti, giudici, condannati, felici per grazia ricevuta e infelici per grazia mal utilizzata.
Solo che Rosalia è una tipa strana. Io lo so perché sono il migliore/peggiore dei miracolati, cioè quello preso a caso nel mazzo degli indolenti che della religione ne aveva piene le scatole e che l’unico Padre Nostro che conosceva lo aveva imparato dai gesuiti che detestava. Lei mi ha preso e mi ha tirato fuori dal buio in cui ero già per metà. Così, dal nulla: lasciandomi nudo e imbarazzato nel mondo di fallaci certezze che mi ero costruito intorno a mo’ di fortino. È come il coma, il miracolo. Solo chi ci è passato ha una voglia di urlarlo al mondo pari all’incapacità di farlo.
Quello che so è che Rosalia è una solitaria, odia essere assillata. Per dire, l’hanno messa in una grotta e lei ci ha fatto piovere dentro, nel regno della siccità. È una che si è rotta i coglioni ante litteram e questo me l’ha resa simpatica.
Ora tutta questa folla di follower che scala il suo account ingrottato è sicuramente un bell’effetto sulla parete della montagna sfregiata dal fuoco dei malvagi. Ma per quanto ne so la grazia non si elemosina con meno di quattro chilometri all’anno. Non si guadagna sfumacchiando vista mare, col cellulare nella mano libera e la testa all’auto lasciata sulle striscie pedonali.
No, ti prende alle spalle quando meno te lo aspetti. E ti sussurra nell’orecchio: uuuh, sorpresa…
Come la morte. Ma con più ironia (almeno con Rosalia).

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

2 commenti su “Rosalia e i suoi follower”

  1. …..setti babau ….sorpresa ! Credo che gli unici beoti che fanno cammini e acchianate in solitario silenzio senza chiedere alcuna grazia siamo io e te !Nel mondo irredimibile della sottocultura dell’avere , il non chiedere nessuna grazia è già un atto rivoluzionario !

  2. Ma chi lo ha detto che da Rosalia si vada per chiedere una grazia! Si va per ringraziare, salutare, dare un segno di stima, si, chiedere anche un pò di forza, aiuto, quindi anche chiedere la grazia di sostenerti, chiedere di ottenere più autostima e quante altre tante cose possano passare per la testa, ma non si può oggi restare a quest’antichità che vado a fare l’acchianata per ottenere qualcosa in cambio. Da bambina sentivo dire di questa specie di baratto ma ci si evolve in tutto

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