Nel suo “Secondo diario minimo”, un libriccino datato e prezioso, Umberto Eco si diverte tra le altre cose a illustrare alla sua maniera la differenza tra un film porno e un qualsiasi altro film.
La visione scherzosa e disincantata è però datata 1992 e, come sappiamo, se l’ironia è eterna, il contesto in cui essa matura è invece estremamente variabile. Così l’espediente del viaggio in auto che nel film porno dura in modo esagerato, quasi a giustificare costi e plot della pellicola, può oggi essere usato per misurare la temperatura dei tempi che cambiano. Il web e il consumo istantaneo di desideri, l’overdose di stimoli virtuali, il limite sempre più sottile tra il reale e l’irreale hanno stravolto le vite di tutti gli umani del pianeta, connessi e non. Quindi anche dei signori del porno e della giostra di miliardi che gira loro intorno (basti pensare che il valore del dominio sex.com è di almeno 13 milioni di dollari). Oggi l’uomo che, ai tempi di Eco, si spostava da un luogo all’altro per andare a compiere il suo atto cruciale non prende più l’auto, ma si fa trovare a casa, pronto all’uso. E se proprio la prende, quella benedetta auto, la usa non come noi comuni mortali, ma in un senso estremamente cinematografico: la rende teatro dell’azione (esistono serie intitolate a fake-taxi, a pullman un po’ troppo affollati o ad altri mezzi di trasporto adattati all’occasione), la reinventa come alcova, la trasforma insomma da strumento a pretesto.
E, badate bene, questo è un metodo che si applica non soltanto alla categoria del porno, ma in qualche modo a tutta la cinematografia a uso e consumo del web e delle tv on demand. Il modello di pornografia di questi anni è in fondo il modello Netflix: tempi rapidi, fruizione facile, mirare dritti al cuore (o un po’ più giù nel caso specifico). La scrittura non deve lasciarsi inseguire, ma inseguire essa stessa, arrivare senza causare troppa fatica giacché un clic è un attimo e ci si sta nulla a cambiare prodotto e a condannarlo a un fallimento e/o a un rapido, e non indolore, oblio.
Cambia tutto, cambiano contenuti e contenitori, tempi e attese, perché cambia il fattore cruciale, che poi è il vero algoritmo dei misteri: lo spettatore.
La “sana scopata” di cui parla Eco non è più sponsorizzata dall’assessorato ai trasporti, ma è assolutamente gratis. E, si sa, oggi quando qualcosa è gratis la merce siamo noi.