Un estratto dall’articolo su la Repubblica di oggi.
Finalmente abbiamo un tesoro in più agli occhi del mondo, ora preoccupiamoci di mostrarlo in un contesto adeguato. Come una tela preziosa ingabbiata in una cornice scadente, l’itinerario arabo-normanno premiato dall’Unesco rischia di finire nel calderone dei grotteschi paradossi siciliani. Mettetevi nei panni di un turista che, attratto da tanta bellezza, atterra a Punta Raisi e si mette in viaggio verso Palermo. La prima cosa che vedrà (…) sarà la trincea di rifiuti che accompagna l’autostrada. Oppure pensate al viaggiatore che arriva da Catania e attraversa l’Isola lungo la sua arteria principale. Un’arteria occlusa da un trombo di cemento incerto. La lunga teoria di curve e manto sconnesso cui sarà costretto, dopo aver abbandonato l’autostrada a Tremonzelli, amplierà di certo l’orizzonte della sua conoscenza (vedrà asini, trattori e trazzere): sicuri che ce ne sarà grato?
Al momento l’unica maniera per aggirare l’imbarazzo di questi scenari è paracadutare i turisti su Palazzo Reale. Ma non ci si può affidare solo ai giochi di fantasia per riscrivere le storie sbilenche di un’Isola che non vive, ma vivacchia. Serve una politica intransigente che non guardi in faccia nessuno per arrivare in modo rapido alla soluzione di problemi cruciali. Una coscienza amministrativa che veda il rinvio come un fallimento. La consapevolezza che essere “patrimonio dell’umanità” non è solo un riconoscimento, ma soprattutto una responsabilità.
Svegliarsi con gli occhi del mondo addosso significa guardare al mondo con occhi diversi. Pensiamoci prima di lasciare un sacchetto di immondizia sul ciglio di una strada.